Un istituto scolastico del centro di Caserta ha necessità di spazi perché le iscrizioni aumentano di anno in anno, nei pressi c'è un immobile di moderna...
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Questa, tutto d'un fiato la storia, sospendiamo l'apnea e andiamo al risultato: non se ne fa nulla, la scuola pubblica continua a tenere stretti i suoi allievi, l'immobile che è bello di fuori ma si avvia alla decadenza all'interno, continua a tenere cancelli serrati che si affacciano sulla fatiscenza del cortile e delle strutture sportive esterne. Nome ai luoghi e alle cose, alle istituzioni e alle persone.
L'istituzione scolastica pubblica è il liceo classico «Pietro Giannone», l'immobile agognato è il Centro Sociale Sant'Antonio che è a un passo dal liceo, ne è proprietaria la Parrocchia Sant'Antonio che è a mezzo passo tra chiesa e scuola. A cosa porta madre burocrazia, a cosa porta padre dissesto amministrativo di un ente pubblico, a cosa portano situazioni di questo genere? Alle mani nei capelli. Il Centro Sociale fu realizzato da don Mario Vallarelli con la sua proverbiale lungimiranza e il suo ottimismo mai gli fece balenare l'idea che alla sua dipartita, maggio 2006, una serie di litigiosità fra i posteri avrebbe vanificato, bloccato tutte le attività che intorno a quel Centro, nel cuore della città, doverosamente e scrupolosamente si sarebbero dovute perpetuare. Nel centro operava un'associazione giovanile di basket che militava in vari campionati, morto don Mario addio campo da gioco, spogliatoi e sede sociale e anche al tesoro di coppe e trofei conquistati.
L'extra omnes fu decretato da don Claudio Nutrito parroco sopravvenuto, si disse della proprietà incerta dell'immobile tanto che neppure ha avuto seguito la possibilità di alloggiarvi la Polizia Municipale (il Comune avrebbe ceduto alla parrocchia i locali dell'ex orfanotrofio di cui era rientrato in possesso in cambio dell'immobile: niente), la questione viene superata e sanata con sentenze giudiziarie, la parrocchia è legittima proprietaria e il bene rientra fra quelli della Curia vescovile. La richiesta del liceo Giannone, reiterata anche lo sorso anno dalla preside Marina Campanile per la dichiarata necessità di aule da ricavare in due piani dell'immobile inutilizzato, viene portata dal vescovo Giovanni D'Alise all'attenzione del Consiglio diocesano Affari economici, se ne discute nella seduta del 14 giugno 2018.
Il verbale della riunione riassume la questione: il vescovo che «è entusiasta di collaborare con la scuola e con la popolazione scolastica» ma, nello stesso tempo «esprime la sua preoccupazione se l'immobile allo scadere del quinquennio non venga spontaneamente rilasciato»; la scuola pubblica che «si accolla le spese di manutenzione straordinaria durante il quinquennio di comodato» e la Provincia, rappresentata dall'ingegnere Madonna che deve confermare che «l'ente è impedito ex lege alla stipula di contratti con terzi soggetti privati» non potendo, di conseguenza, garantire coperture per eventuali inadempienze della scuola che avrebbe fruito del comodato d'uso.
Insomma, diffidenze, belle intenzioni, tutto sommerso da una valanga di ma, però, se dubitativi e conclusioni ostative. In via Sant'Antonio, nell'angolo retto della strada, un cancello lascia vedere erbacce intorno a un edificio che si avvia alla fatiscenza. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino