Caserta, guardia di finanza senza sede: da ospedale a caserma ma lavori bloccati

Caserta, guardia di finanza senza sede: da ospedale a caserma ma lavori bloccati
In piazza Sant'Anna, addossata al Santuario, l'imponenza della facciata dell'edificio che fu ospedale civile fino al 1968 e fino al 1971 per gli ultimi due reparti che...

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In piazza Sant'Anna, addossata al Santuario, l'imponenza della facciata dell'edificio che fu ospedale civile fino al 1968 e fino al 1971 per gli ultimi due reparti che vi erano rimasti prima del trasferimento nel nuovo complesso ospedaliero di via Tescione, aspetta di ospitare il comando provinciale della Guardia di Finanza. La recinzione di laminati metallici, la gru ancora in verticale, i cartelli dicono e dimostrano dei lavori ancora in corso, la sola facciata appare ultimata. I lavori, però, non sono in corso da qualche anno, la tabella ne dichiara l'inizio il 15 febbraio 2010, l'ultimazione nei 900 giorni, la sospensione dal 28 gennaio 2011 all'8 marzo 2012.

A fare conti approssimativi, diciamo che sulla data prevista di consegna alla fine del 2013, dilazionata per la sospensione di un anno e mezzo al 2014 avanzato o oggi si registrano abbondanti sei anni di ritardo nella ultimazione di un'opera degna del comando provinciale della Guardia di Finanza, indispensabile per la funzionalità di una istituzione che vede moltiplicate le delicate e importanti funzioni in un territorio che si sa di quali e quanti problemi soffre. Gli uffici del Comando sono ancora ospitati nel palazzetto di via G.B.Vico, la Caserma Bovienzo gravitante su piazza Sant'Anna, a dieci metri dal santuario e a dieci e cinquanta centimetri dalla futura nuova sede. Una sede che va stretta ai militari, ufficetti costipati, due cortiletti che non possono contenere le auto di servizio e quelle dei finanzieri. Una sede, la Bovienzo, più da comando stazione decentrata che da centrale provinciale che nulla toglie, in ogni caso, alla dignità delle funzioni di chi vi opera, ma molto sottrae alla funzionalità dell'alveare operoso delle donne e uomini in divisa grigioverde.

Il committente dei lavori di ristrutturazione e adeguamento funzionale dell'immobile già dell'Azienda ospedaliera Sant'Anna e San Sebastiano, ceduto al comando generale della Guardia di Finanza con autorizzazione della Regione Campania del marzo 2002, è il Provveditorato interregionale delle opere pubbliche di Campania e Molise che ne ha curato la progettazione affidandone l'esecuzione alla società Tmc-Costruzioni immobiliari italiane con sede a Napoli. Allo stato la sola facciata appare ultimata, gli interni invisibili dall'esterno potrebbero esserlo, nulla si conosce dei motivi della sospensione dei lavori. Dalla fessura della recinzione, all'epoca in cui il cantiere era operativo, constatammo che nell'androne d'ingresso, con i locali del piano terra destinati a pronto soccorso, erano state mantenute e ripulite le due grosse lapidi che elencano i nomi di benefattori con l'importo di lasciti per l'assistenza di non abbienti, testimonianze di storia di un edificio che ne trabocca. Le lapidi sono datate dalla metà del 1800, all'epoca l'ospedale contava 45 posti letto che aumentarono col tempo, grazie alle donazioni di benefattori elencati: il parroco Giovanni Lerro, nel 1874; Maddalena Petriccione Inglesino, 1883; Mariangela Forgione, 1872, della baronessa Palma Zamprotta di Casolla nel 1913.

Edificio ultrasecolare, quello dell'ex ospedale, studi d'archivio collocano nel 1516 la data di fondazione in Casertavecchia dell'opera dedicata a San Michele Arcangelo. La Caserta in pianura era di poche, sparute case che sarebbero diventate città vera e propria soltanto dopo la costruzione della Reggia. Il 3 di maggio 1619 si provvedeva a fondare in pianura «un ospedale per il sollievo dei poveri e dei confratelli della Congrega di Santa Maria di Loreto», lo si legge in carte e ciò avveniva grazie a una donazione del diacono don Lorenzo Amato, su un terreno attiguo alla chiesa della Madonna di Loreto, quella che oggi è il Santuario di Sant'Anna. A quest'ospedale nel 1776 fu accorpato quello di Casertavecchia che era poco più di un «lazzaretto», tanto che nel 1781 il Regno, per assicurare una decorosa assistenza ai malati, obbligò la municipalità di Caserta a sostenerlo. L'opera fu denominata «Ave Gratia Plena».

 

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Il Mattino