VILLA DI BRIANO - «Una parte della villa è mia e voi non avete alcun diritto di stare qui, men che mai di tagliare alberi e piante che mi appartengono». La...
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È una casa di 850 metri quadri, di tre piani con un giardino terrazzato che la circonda, visibile da diversi lati in via Toti a Villa di Briano ma distante solo qualche centinaia di metri da San Cipriano D'Aversa, paese d'origine della famiglia Iovine. L'immobile che per qualche tempo è stato utilizzato dalla Caritas della parrocchia sanciprianese Santa Croce di don Giovanni Schiavone e dalle guardie zoofile, prima dell'ultimo affidamento al sacerdote era rimasto per diverso tempo del tutto inutilizzato. Più volte infatti, le cronache ne avevano registrato incuria e degrado.
Con l'inizio della nuova progettualità la villa è stata invece, già dal periodo estivo, oggetto di un'intensa opera di riqualificazione e ripristino dell'area esterna e in parte, anche di quella interna. Secondo la donna e il fratello del collaboratore di giustizia, la casa non doveva essere interamente confiscata. Un errore di particelle di terreno avrebbe portato al sequestro e poi alla confisca pure una parte del giardino che secondo la signora le appartiene perché era già una sua proprietà prima che il figlio decidesse di diventare il capoclan dei Casalesi e killer.
«Ci hanno chiesto di fare un muro e di non toccare le piante- spiega il sindaco di Villa di Briano, Luigi Della Corte - rivendicando un diritto che mi lascia basito». È, difatti, strano che la proprietà sia stata reclamata con forza solo ora e che il problema non sia stato posto nei tempi e nelle sedi opportune. «Abbiamo deciso di verificare e chiedere lumi all'Agenzia Nazionale per i beni confiscati ma intanto la progettualità non sarà fermata», ha assicurato il sindaco Della Corte che già ieri mattina ha chiesto al capo dell'ufficio tecnico di analizzare il caso. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino