Caserta, maxiblitz dei carabinieri contro il traffico di droga: 67 arresti

Caserta, maxiblitz dei carabinieri contro il traffico di droga: 67 arresti
Settantadue indagati, 67 in manette, cinque gruppi criminali attivi tra la provincia di Caserta, quella di Napoli e la zona dei quartieri a nord del capoluogo partenopeo. Sono i...

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Settantadue indagati, 67 in manette, cinque gruppi criminali attivi tra la provincia di Caserta, quella di Napoli e la zona dei quartieri a nord del capoluogo partenopeo. Sono i numeri dell’operazione eseguita questa notte dai carabinieri di Caserta che - coordinati dalla Dda di Napoli - hanno sgominato tre piazze di spaccio di cocaina e crack e due punti “all’ingrosso”. 

Dalle palazzine popolari di Pontecitra, a Marigliano, a Santa Maria Capua Vetere: questo uno dei canali del traffico ricostruito dai militari coordinati dal capitano Emanuele Macrì e dal tenente Felice Izzo. Al lavoro anche il Nucleo investigativo di Caserta, diretto dal tenente colonnello Nicola Mirante, sotto la direzione del sostituto procuratore Antimafia Luigi Landolfi del pool Dda diretto dall'aggiunto Luigi Frunzio.
La cocaina arrivava anche da Secondigliano dove sono finiti in carcere i fratelli Pitirollo considerati i capi del gruppo. Uno dei due è il compagno della madre del calciatore Raffaele Perinelli, assassinato a Miano la settimana scorsa. 

Le indagini sono iniziate nel 2015 e hanno fotografato una rete di connessioni tra gruppi criminali attivi all’ombra dei grandi clan e sotto la loro benedizione. In particolare, a Marigliano, sono attivi i Mazzarella nelle aree popolari un tempo appannaggio dei Sarno di Ponticelli. Si tratta di una delle cosche con maggiori diramazioni nel Napoletano e in città. 

Nel corso delle indagini è emerso anche che, paradossalmente proprio grazie alle intercessioni della camorra, in alcuni casi si è evitato il ricorso alla violenza. Uno dei pusher avrebbe sottratto al gruppo una cospicua somma di denaro e i fornitori erano pronti a fargliela pagare. La spedizione punitiva non ebbe luogo in quanto ci fu l’intervento di un esponente del clan Vollaro di Portici che agì da paciere.  Leggi l'articolo completo su
Il Mattino