Dove non arrivano le indagini, arrivano i social network. E gli effetti fermano un processo a un passo dalla sentenza. Le mamme di quattro alunni dell’asilo di San...
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In uno dei video che girano sul web, una delle suore schiaffeggia un bimbo. Il piccolo cade e batte la testa contro la cattedra, lei lo rialza con uno strattone (nella foto i tre frame). Questo e altri filmati sono stati mostrati agli undici genitori che da ieri pomeriggioi si sono dovuti presentare in caserma, a San Marcellino, per visionare i video che alcunii di loro hanno in realtà già visto, dal momento che circolano selvaggiamente sul web. Al momento non si sa se altre mamme hanno riconosciuto i propri figli tra i bambini maltrattati.
Il colpo di scena ferma il processo a un passo dalla sentenza. Ieri, infatti, il gup aveva programmato di emettere il verdetto. Alla sbarra ci sono quattro suore: la madre superiora, Anna Porrari, 76enne di Aquilonia, accusata di intralcio alla giustizia, per aver tentato di comprare il silenzio di una mamma con del denaro, e le monache Josi Sapi, Loyola Dionel e Genovina Barete, che rispondono dei maltrattamenti. Secondo l’accusa, le religiose percuotevano i bambini anche sulle parti intime. Al processo erano già costituiti quattro genitori, tra i quali coloro che con le denunce hanno consentito l’avvio delle indagini. Le vittime sono appresentate dagli avvocati Arcangelo D’Alessio, Gabriele Piatto e Luigi Bartolomeo Terzo.
Il caso dei video che bloccano il processo al tribunale di Aversa si verifica in un momento di particolare tensione sul piano dell’impiego della tecnologia “invasiva” per la tutela di minori e anziani.
Il 23 ottobre la Camera ha infatti approvato la proposta di legge sulla videosorveglianza nelle scuole materne e negli ospizi. Non è la prima volta che l’Italia tenta di legiferare in tal senso. La conversione in legge si arenò al Senato già nel 2016. Le nuove disposizioni, se dovessero entrare in vigore, limiterebbero ovviamente la visione delle immagini alle sole forze dell’ordine dopo la denuncia. Il tema infiamma il dibattito in questi giorni proprio per gli effetti «collaterali» della presenza delle telecamere in classe.
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Il Mattino