Pestato, deriso, minacciato. Punito con l’isolamento quando ha cercato di superare la barriera delle guardie penitenziarie, quando ha chiesto di essere portato in direzione....
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«Adesso basta, ci hai rotto il c., ti facciamo mangiare con la cannuccia»: sarebbe questa una delle minacce che un capoposto e un appuntato di polizia penitenziaria avrebbero rivolto al 40enne quando, dopo tre giorni di sciopero e precedenti aggressioni, gli è stato proibito di sporgere denuncia. «Nessun medico mi ha visitato, nonostante dopo le prime 24 ore di sciopero della fame e della sete fossi stato portato in infermeria», si legge nella lettera consegnata dal detenuto all’avvocato. «Quando ho iniziato a insistere per incontrare il direttore, non solo mi è stato negato, ma mi hanno pesantemente minacciato e preso a schiaffi. Al ritorno in reparto, i compagni di cella mi hanno messo in guardia: hanno detto che me l’ero “cavata con due ceffoni” perché a loro, in altre occasioni, era andata molto peggio».
«Mio marito è in isolamento, siamo molto preoccupati per lui, abbiamo paura che gli accadano cose peggiori per aver cercato di denunciare i soprusi»: è quanto ha dichiarato la moglie del detenuto i cui racconti, ovviamente, sono tutti da verificare. Nella lettera trasmessa alla Procura il 40enne usa però toni allarmanti: «La responsabilità di ciò che accadrà alla mia persona sarà da attribuire agli agenti e i peggioramenti della mia salute saranno responsabilità della direzione sanitaria»
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Il Mattino