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L'automobile arriva veloce all'esterno del pronto soccorso di Pineta Grande a Castel Volturno nel cuore della notte fra sabato e domenica. Dal veicolo scendono un uomo e una donna con in braccio un neonato cianotico. È il loro figlio di poco più di quaranta giorni che si trova in gravissime condizioni: non respira più. I genitori del piccolo sono sotto choc e raccontano ai sanitari a cui lo affidano che si sono accorti aveva problemi respiratori mentre era a casa con loro. I medici del presidio ospedaliero domiziano provano tecniche di rianimazione. Ma poco dopo sono costretti a constatare il decesso del povero neonato.
Molto probabilmente c'è stato un versamento di liquidi nei polmoni, forse latte, che ha ostruito le vie aeree e bloccato il flusso respiratorio. In pratica, morto per la sindrome improvvisa del lattante, nota anche come "morte in culla". Le cause di questo tipo di morte restano inspiegate anche dopo l'effettuazione degli esami autoptici. È a tutt'oggi la prima causa di decessi dei bambini nati sani e non ha ancora una chiara spiegazione scientifica.
Per il bambino deceduto a Pineta Grande la magistratura, avvisata del caso, non ha ritenuto di disporre l'autopsia, e i genitori hanno potuto eseguire i mesti funerali del neonato sfortunato. Residenti a Castel Volturno, la città costiera piange per la morte inspiegabile di un bambino che poteva essere forse evitata con un intervento più rapido. Tuttavia, il blocco dell'afflusso di ossigeno al cervello, seppure breve, provoca in gran parte dei casi in cui il neonato si riesce a salvare delle inabilità permanenti, talvolta completamente invalidanti.
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Il Mattino