Ultimo saluto al papà investito: «Vittima del degrado del territorio»

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«Viviamo in una foresta, dove non ci sono regole. In una città senza controlli di sicurezza perché le forze dell'ordine sono in numero ridotto. Dove c'è l'impressione che le istituzioni si presentino solo per chiedere le tasse per servizi pubblici che in alcuni casi sono scarsi e insufficienti, in altri addirittura non ci sono proprio». Alle parole di speranza e coraggio dedicate ai parenti, affinché riescano a sostenere il dolore per il tragico distacco di Giorgio Galiero, il giovane investito e ucciso da un pirata della strada tre giorni fa in località di Pinetamare, durante l'omelia padre Antonio Palazzo, il parroco del Villaggio Coppola dove si celebrano i riti funebri, ne aggiunge altre che vanno giù duro come un macigno contro chi «da noi ha provocato il clima che ha contribuito a che si verificasse questa morte assurda».

 
Il riferimento del prete è sempre all'abbandono istituzionale dell'area Domiziana. In chiesa per l'ultimo saluto al povero trentaquattrenne c'è tutta la città. Sono tanti e in tutti c'è dolore, ma anche rabbia. Fra loro c'è pure il sindaco di Castel Volturno, Luigi Petrella, che durante le parole di fuoco del parroco fa continui cenni con la testa, come a volerle condividere. In effetti, nella città alla foce del fiume Volturno ormai è sentimento comune quello di sentirsi abbandonato dalle istituzioni. «La morte di Giorgio ribadisce Petrella poteva essere evitata. Perché il suo investitore non doveva trovarsi qui». Il chiaro riferimento del sindaco è alla condizione d'irregolarità del trentasettenne Mikola Girniak residente a Licola, investitore di Giorgio Galiero, prima scappato e poi rintracciato e arrestato qualche ora dopo dai carabinieri in uno stato di forte alterazione alcolemica.

Mikola è ucraino e si trova in Italia senza regolare permesso di soggiorno. Per lui il gip Nicoletta Campanaro ieri ha convalidato il fermo eseguito dai carabinieri e adesso dovrà rispondere di guida in stato d'ebrezza, mancato soccorso stradale, e ovviamente di omicidio stradale. Per questi reati la pena carceraria va dagli otto, ai dodici anni. Tuttavia, seppure Giorgio avrà giustizia dalla procura nessuno lo restituirà ai suoi cari.


«Ma non possiamo continuare a restare al balcone ammonisce sempre dal pulpito don Antonio Palazzo dobbiamo unirci e reagire», e dà appuntamento ai fedeli al pomeriggio del 2 settembre nell'auditorium della chiesa, dove si riunirà un gruppo di persone del posto che sta costituendo un comitato civico. «Amore, continua a ridere come abbiamo sempre fatto, continua a essere felice. Questa è solo una parentesi, poi ci ritroveremo e sarà per sempre», «Se Giorgio potesse, mi direbbe queste parole», legge la moglie. E in cielo si alzano i palloncini. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino