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Giovani, movida, violenza, disgregazione dei valori. Nella città che teme per i suoi figli, che trema nelle notti brave senza regole, la chiesa si fa promotrice di un dibattito che vuole essere provocatorio e generatore di riflessioni utili. Domani sera, nel teatro del Buon Pastore, alle 19, si parlerà di «Ma chi li capisce questi ragazzi? La famiglia nell’emergenza educativa». «Il nostro è il tentativo di affrontare in maniera sistematica – dicono gli organizzatori -, con l’aiuto di una grande scrittore e insegnante, Franco Nembrini, il dramma della movida violenta che a Caserta ha avuto il suo picco con l’uccisione, nell’agosto 2021, del diciottenne Gennaro Leone». Quello fu il punto di non ritorno ma il problema è rimasto irrisolto e grave.
«L’identità di molti ragazzi - spiega Gino Aldi, psicoterapeuta, da anni impegnato nell’ascolto degli adolescenti nelle scuole di Terra di Lavoro - ruota intorno a valori di affermazione egocentrica di sé. Sono giovani diseducati ad ogni frustrazione e che mal sopportano l’idea di non essere vincenti. È da tempo che mi occupo di violenza filio-parentale, ragazzi che picchiano i genitori, un fenomeno in vertiginoso aumento che testimonia quanto sia compromessa la capacità relazionale e affettiva di molti giovani. Se si arriva a identificare un genitore come nemico da annientare figuriamoci cosa si può fare con un coetaneo. Prevale l’idea onnipotente di vincere ad ogni costo. Anche a costo di colpire, ferire, far male. Diseducati all’empatia non vi è percezione del dolore che si causa. È probabile che non vi fosse percezione della gravità di ciò che si stava facendo. Sono giovani che agiscono e non pensano, o pensano quando è troppo tardi».
La Diocesi di Caserta vuole provare a costruire un sentiero diverso per i giovani, per evitare che ci siano nuovi casi del genere e aiutare famiglie, educatori, insegnanti e gli stessi ragazzi a confrontarsi con tutte le altre difficoltà che la società contemporanea crea nel rapporto con le famiglie e tra di loro.
All’incontro di domani sera porteranno la loro testimonianza Alberto e Pina, i genitori di Gennaro Leone. «È la prima volta che parlano in pubblico sottolineano gli organizzatori -, in un momento del genere, nonostante il loro dolore, per confrontarsi con altri genitori e tanti educatori». L’incontro di domani sera è figlio del vescovo di Caserta, Pietro Lagnese, che lo scorso 28 agosto, ad un anno dall’assassinio, andò a pregare in via Vico, sul luogo del delitto. Una strada un tempo centrale, oggi sempre più agganciata alla periferia, quella geografica e quella dell’anima. «Caserta – conclude lo psicoterapeuta - è una città che dorme, che ama trastullarsi sul vuoto. Sono anni che le risse avvengono ogni settimana. Nulla per i giovani cui non è concesso altro spazio che i bar o le zone di spaccio. Nulla alla cultura. Nulla come prospettive di futuro. I giovani sono destinati a fuggire da questo luogo. Nel frattempo che ci si trastulla in questo sonno aumentano i casi di ritiro sociale, di violenza in famiglia, di violenza contro le donne e tra pari. Riunire il comitato per la sicurezza, cosa doverosa e corretta, è come chiudere la stalla dopo che i buoi sono scappati. Se non si creano prospettive di futuro e non si intercettano i fenomeni di disagio non risolviamo i problemi».
Domani sera all’incontro sarà presente il vescovo Lagnese, che fin dal primo momento ha cercato di instillare anticorpi positivi tra i giovani casertani per resistere alla movida violenta. E da ultimo, quando ha affidato la parrocchia di San Sebastiano ai padri cappuccini, nelle scorse settimane, gli ha affidato la missione di andare tra i giovani che invadono proprio i vicoli della centralissima chiesa nel fine settimana. L’incontro sarà moderato dal giornalista Luigi Ferraiuolo ed è promosso dagli uffici della Pastorale familiare, giovanile, per la scuola, e catechistico della Diocesi di Caserta, insieme con la Consulta diocesana per l’apostolato dei laici.
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Il Mattino