«Dobbiamo essere veloci, determinati per poter ricondurre i focolai alla normalità nel più breve tempo possibile. Questa è la nostra sfida. A Mondragone...
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«Quando abbiamo iniziato le aperture dal 4 maggio - ha proseguito Speranza - eravamo consapevoli che avremmo avuto una stagione in cui dovevamo convivere con il virus. Il virus non è stato sconfitto, c'è ancora e dobbiamo tenere un atteggiamento di massima cautela. Il punto è che i focolai ci sono, ci saranno e continueranno ad esserci».
Quanto ai messaggi talvolta apparentemente contrastanti che arrivano dagli scienziati, «io credo - ha detto Speranza - che gli scienziati del nostro Paese e della comunità internazionale dicono che bisogna continuare a mantenere alta l'attenzione. Non si troverà uno scienziato che dice che non bisogna usare le mascherine, che non bisogna lavarsi le mani e che non bisogna rispettare la distanza di un metro. Poi è chiaro che c'è un dibattito legittimo, ma su queste tre regole essenziali sono tutti d'accordo. Io sono per la prevenzione, penso che la battaglia non sia vinta e che bisogna essere ancora attenti e procedere con gradualità e accortezza, perché il Paese ha fatto sacrifici enormi e per piegare la curva». Quanto al caso dell'imprenditore di Vicenza, «già oggi se una persona positiva non rispetta le norme è punibile con il carcere fino a 18 mesi.
«Il vaccino al quale stiamo anche noi contribuendo sta nella fase di sperimentazione animale e per novembre dovremmo testarlo sull'uomo». Parla così Paolo Ascierto, oncologo e ricercatore del Pascale, a Casal di Principe, dove riceverà uno dei riconoscimenti. «I tempi purtroppo sono lunghi - continua l'oncologo - perché è necessario verificare bene che sia sicuro ed efficace. Inizieremo la fase sull'uomo e i risultati si avranno non prima della prossima estate». Sui focolai, Ascierto ammette che «non bisogna abbassare la guardia; aldilà del focolaio di Mondragone, in Veneto sappiamo di una persona finita in rianimazione. Questo significa che il virus circola e manda ancora le persone in terapia intensiva».
«La Direzione Nazionale Antimafia, di concerto con le Procure distrettuali, sta cercando di ricostruire esattamente quanto avvenuto nelle carceri, quali le cause e quali gli obiettivi». Così il Procuratore Nazionale Antimafia Federico Cafiero de Raho, ha risposto alla domanda dei cronisti sulle rivolte avvenute nelle carceri italiane durante il lockdown e sulle ultime che hanno riguardato il carcere di Santa Maria Capua Vetere, dove qualche giorno fa protestarono barricandosi in un'area della struttura, i detenuti e le detenute dei reparti di Alta Sicurezza (reclusi per reati di camorra). Leggi l'articolo completo su
Il Mattino