Ritorno in classe alle superiori di Caserta, il no dei prof: «Mandati allo sbaraglio»

Ritorno in classe alle superiori di Caserta, il no dei prof: «Mandati allo sbaraglio»
La ripresa della didattica «in presenza» sta provocando preoccupazioni fra docenti, dirigenti e le stesse famiglie degli studenti delle secondarie superiori che, a...

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La ripresa della didattica «in presenza» sta provocando preoccupazioni fra docenti, dirigenti e le stesse famiglie degli studenti delle secondarie superiori che, a parte decisioni dell'ultimo momento, torneranno in classe da lunedì prossimo.



«Nel mio istituto, il Manzoni di Caserta, come in tutte le scuole della provincia sono state adottate con grande scrupolo tutte le norme di sicurezza (entrate ed uscite differenziate, misurazione temperatura, distanziamento, mascherina, igienizzazione delle superfici a ogni cambio d'ora), ciò nonostante ritengo pericoloso tornare in classe. In questo periodo la circolazione del virus è ancora molto sostenuta - dice Rita D'Argenio, docente di Lettere e giornalista - mentre, in materia di trasporti, non mi sembra sia stato fatto nulla per evitare il sovraffollamento dei mezzi. Senza contare che in classe è impossibile garantire il ricambio di aria, a meno di tenere costantemente le finestre spalancate. Così con la motivazione del diritto allo studio che, peraltro, gli studenti non hanno mai perso, visto che si è lavorato come e più di prima in Dad, si va a intaccare l'altrettanto sacrosanto diritto alla salute».

I dubbi e le perplessità sembrano essere il dato comune e trasversale. «La situazione epidemiologica non è affatto cambiata, anzi. Allora delle due l'una: o hanno sbagliato prima a chiudere o sbagliano ora a riaprire. Fatto sta che ci sentiamo mandati allo sbaraglio», dice Carolina Scorciarini Coppola, docente di Lettere al liceo scientifico Diaz di Caserta. «Noi tutti abbiamo desiderio di rientrare ma in sicurezza: ogni giorno incontriamo decine di studenti che arrivano da tutta la provincia e oltre. La nostra categoria doveva considerarsi fra quelle a rischio e, dunque, fra le prime a essere sottoposta alla vaccinazione. Inoltre, questo ritorno non garantirà neppure la tanto agognata socializzazione: tra distanziamento, mascherine, diffidenze reciproche, sarà difficile per i ragazzi ritornare anche tra i banchi a una normalità accettabile. Così, quando sento parlare del primato della scuola mi sembra più un esercizio di retorica che una reale convinzione. Perché se così fosse, invece di fare acquisti fantasiosi, si sarebbero potuti spendere fondi per comprare dispositivi per la sanificazione delle aule, per il monitoraggio degli studenti e del personale, per diminuire il numero di studenti per classe».

Una situazione che non potrà non provocare complicazioni nella stessa organizzazione scolastica. «Ogni docente di scuola superiore ha dalle tre alle 18 classi (nel caso di Religione), ciò significa che se malauguratamente dovesse risultare positivo un insegnante sarebbero costretti alla quarantena tutti i suoi alunni (in media tra i 18 e i 20 per classe) con le relative famiglie. Con una comprensibile ricaduta negativa sulle attività lavorative», riflette Gigliola Speranza, docente di Lettere all'Istituto Mattei di Caserta. «Senza contare aggiunge che la didattica a distanza ha il vantaggio di consentire anche agli allievi eventualmente contagiati di non perdere lezioni».

Preoccupazioni condivise dal dirigente scolastico del liceo Diaz, Luigi Suppa. Che afferma: «Dall'inizio della pandemia ad oggi, tra ordinanze e decreti ministeriali, sono cambiati tante volte gli scenari. Nonostante ciò, noi dirigenti scolastici, con i pochi mezzi a disposizione, abbiamo messo in sicurezza le scuole. Invece, altrove, oltre alle tante promesse, non è stato fatto nulla, o quasi nulla, per rendere sicuro tutto ciò che sta intorno alle scuole, a cominciare dai trasporti, per garantire il rientro in sicurezza. E mentre si continua a sostenere che la scuola, i giovani, la cultura sono importanti, nulla si sta facendo. Basti considerare le strutture fatiscenti, la cronica carenza di organici, le classi numerose imposte anche quest'anno, nonostante la pandemia in barba al tanto declamato distanziamento».



Più morbida la posizione di Daniela Borrelli, docente di Latino e Greco al liceo classico Giannone di Caserta. «La dad ha funzionato bene nella stragrande maggioranza dei casi, ma in alcune situazioni si sono registrate difficoltà, soprattutto per gli studenti più deboli. Auspicavo un ritorno a scuola ma tenendo presenti le diverse realtà e puntando sull'autonomia scolastica in modo da non costringere tutti alle stesse decisioni».
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Il Mattino