Dramma Caserta, sospese le terapie ai bambini autistici

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Sono almeno dodici, sono tutti bambini, figli d’impiegati, commercianti, operai, casalinghe. Hanno fra i tre e i dieci anni. Ed è stato diagnosticato a tutti loro il disturbo dello spettro autistico, qualcuno ha anche problemi motori e di comportamento. Eppure il loro principale problema non è quello legato alla patologia, ma che abbiano la residenza in una delle città più complicate d’Italia, dove i diritti, anche quelli garantiti dalla costituzione, appaiono sempre più spesso come dei miraggi; vivono sulla costa domiziana a Castel Volturno. Per loro useremo nomi di fantasia, come Serena, Marzia, Giovanni. Come tutti i bambini hanno una gran voglia di crescere, ma loro hanno bisogno di maggiore sostegno.

 

Soprattutto, hanno bisogno di terapie continue in centri sanitari specializzati. La struttura di Castel Volturno che li segue, però, a inizio del mese scorso, proprio a causa delle tante, troppe richieste ha raggiunto il budget di cura annuale stabilito dall’Asl. E i genitori di Serena, Marzia, Giovanni e degli altri bambini al rinnovo semestrale della pratica si sono sentiti dire dai dirigenti del distretto sanitario di residenza che devono interrompere il percorso iniziato nel centro domiziano e che dovranno tornare a settembre, per valutare l’inizio delle terapie in una struttura diversa, o dell’agro aversano, Per i più fortunati ci sarà spazio nei centri della limitrofa Mondragone. Insomma, in una struttura che non abbia ancora superato il budget. Molti dei genitori, però, non hanno la possibilità economica di accompagnare i figli lontano da Castel Volturno. Peraltro, la struttura locale effettua anche il servizio trasporto gratuito, e i piccoli pazienti che soffrono di determinate patologie stringono particolari rapporti di fiducia con i propri terapisti. I genitori di Castel Volturno temano che i propri figli possano subire dei traumi cambiando i terapisti e che si possano compromettere i risultati già raggiunti. Purtroppo la burocrazia italiana, anche quella legata alla sanità, spesso appare insensibile a ciò che il buon senso in maniera più che chiara imporrebbe. Della vicenda si è interessata anche la caserma dei carabinieri locale, che per alcuni casi particolarmente gravi dal punto di vista sanitario e sociale ha raggiunto un accordo con l’Asl, per consentire le terapie nel centro alla foce del fiume Volturno. Ma è complicato per chiunque stabilire quale piccolo paziente e quale famiglia abbia la precedenza sulle altre. Per cui, Serena, Marzia Giovanni e tutti gli altri, loro malgrado stanno imparando già dalla loro piccola età cosa significhi abitare in un centro complicato come quello di Castel Volturno, dove la fantasia è limitata ai nomi indicati sopra. E dove tutto il resto è misera realtà. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino