Duplice delitto, esami sulle vittime: «Armi fatti sparire da scena crimine»

Duplice delitto, esami sulle vittime: «Armi fatti sparire da scena crimine»
Qualcuno avrebbe fatto sparire dalla scena del crimine la pistola che impugnava una delle vittime. È il sospetto degli...

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Qualcuno avrebbe fatto sparire dalla scena del crimine la pistola che impugnava una delle vittime.


È il sospetto degli investigatori che potrebbe inquadrare il duplice delitto di Durazzano nel quadro della legittima difesa. Una teoria che saranno le analisi sui due cadaveri, inclusa la prova dello stub, previste per lunedì all'ospedale «Rummo» di Benevento, a confermare o smentire. Serpeggia, tra le ipotesi al vaglio degli investigatori, la possibilità che Francesco D'Angelo abbia esploso le fucilate per proteggersi dall'ira di quelle che poi sono diventate le sue vittime. Mario Morgillo e Andrea Romano, suocero e genero della confinante Santa Maria a Vico, quel giorno lo avrebbero pedinato e minacciato. E forse erano armati. Per questo D'Angelo avrebbe fatto fuoco. Quanto accaduto tra i protagonisti della vicenda, sia nelle ore precedenti la sparatoria che nell'arco dell'ultimo anno, peraltro sembra confermare che D'Angelo si sentisse in pericolo. Le liti tra il 52enne operaio di Durazzano e i Morgillo si sono succedute con il passare dei mesi. Gli insulti, le minacce, si sono trasformate in aggressioni. E, dopo le violenze, sono arrivate anche le denunce. L'odio si è incancrenito.
 
Quei rapporti tesi, costretti a svolgersi in pochi chilometri quadrati in cui convivere, sono diventati una bomba a orologeria. Il timer è scattato domenica pomeriggio, col peggiore degli epiloghi. Eccolo il retroscena delle fucilate di Durazzano. I carabinieri del comando provinciale di Benevento stanno passando al setaccio la vita del presunto assassino e delle sue vittime. Prima dell'agguato, c'è una serie di episodi che vanno indietro nel tempo e che inquadrano il duplice delitto sotto un cono d'ombra popolato di personaggi che vivono di rivalse e ripicche.

Vendette, come quelle che ora temono i parenti dell'uomo arrestato poche ore dopo la strage. Temono, insomma, che qualcuno decida di vendicare la morte dei Morgillo. Ché, in certi ambienti, il sangue si lava col sangue. E per questo sono stati potenziati i controlli a Durazzano così come è stato disposto in prefettura nel comitato per la sicurezza e l'ordine pubboico di lunedì. E pensare che, a dispetto dei precedenti per droga che accomunano i protagonisti della vicenda, all'origine di tutto ci sia un banale incidente stradale. Un sinistro in cui fu coinvolto, un anno fa, il figlio di Morgillo, Gennaro, di ventinove anni, precedenti per spaccio, violenza a pubblico ufficiale, rapina e altro. Un soggetto che da Santa Maria a Vico è stato «cacciato» con una bomba che ha fatto saltare in auto la sua auto, la notte dello scorso 19 settembre.


Questa mattina, D'Angelo, assistito dall'avvocato Valeria Crudo, sarà interrogato dal gip e darà la sua versione dei fatti. All'interrogatorio, che si terrà nel carcere Capodimonte di Benevento, assisterà anche il pm Marilia Capitanio della Procura diretta da Aldo Policastro.
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Il Mattino