La Procura ci riprova e, dopo due anni di udienza preliminare, ieri, a Palazzo di Giustizia di Santa Maria Capua Vetere, avrebbe dovuto avere inizio, finalmente, il processo bis...
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Il cambio di capo d’imputazione deciso dall’ufficio inquirente diretto dal procuratore Maria Antonietta Troncone segue la strategia adottata dalla Procura di Torino in relazione alla vicenda degli Stabilimenti Eternit, il cui proprietario, lo svizzero Stephan Schmidheiny, ottenne in Cassazione la prescrizione dopo essere stato condannato in primo e secondo grado a pene tra i sedici e i diciotto anni per disastro colposo in relazione a decine di decessi per esposizione all’amianto. I pm piemontesi decisero, in seguito, di aprire un nuovo fascicolo a carico di Schmidheiny per omicidio doloso (poi derubricato in delitto colposo), appigliandosi anche la sentenza della Corte Costituzionale del luglio 2016, che aveva dichiarato l’imprenditore processabile di nuovo, nonostante la condotta fosse la stessa, e stabilendo così che non fosse stato violato il principio giuridico del «ne bis in idem».
Sono otto gli ex dirigenti della Firema, di nuovo, sotto processo. Si tratta degli ex amministratori delegati dell’azienda, gli imprenditori napoletani Mario e Giovanni Fiore, l’ex direttore generale Mario Pasquali, e gli altri ex dirigenti Enzo Ianuario, Maurizio Russo, Giovanni Iardino, Giuseppe Ricci e Carlo Regazzoni. La Firema, sede in località Ponteselice a Caserta, era un’azienda che produce carrozze ferroviarie e, dal luglio 2015, è denominata «Tfa» ed è passata a una società indiana. Gli imputati sono alla sbarra per omicidio colposo e lesioni colpose in relazione alle morti e alle malattie di dipendenti causate, secondo l’impianto accusatorio, alla prolungata esposizione all’amianto durante l’attività lavorativa.
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Il Mattino