Amianto killer alla Firema, processo bis
fermo per un difetto di notifica

Amianto killer alla Firema, processo bis fermo per un difetto di notifica
di Mary Liguori
Venerdì 10 Gennaio 2020, 08:00
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La Procura ci riprova e, dopo due anni di udienza preliminare, ieri, a Palazzo di Giustizia di Santa Maria Capua Vetere, avrebbe dovuto avere inizio, finalmente, il processo bis per le morti per amianto alla Firema. Ma il trend delle lungaggini sembra non voler abbandonare il procedimento dei numeri record, con oltre cento parti civili che tenteranno di costituirsi alla prossima udienza. Ché, ieri, al giudice monocratico Riello non è rimasto altro da fare che rinviare al prossimo mese di marzo la prima udienza. Falsa partenza, dunque, per il Firema bis: un difetto di notifica ha bloccato sullo start il processo, mentre scalpitano i familiari delle persone che sono si sono ammalate e sono decedute, secondo l’accusa, a causa della prolungata esposizione all’amianto. Il sostituto procuratore Giacomo Urbano procede per lesioni gravissime in merito a 85 posizioni e per omicidio colposo per altri dieci ex dipendenti della Firema che sono deceduti tra gli anni 90 e 2000. La partita tra la folta schiera di penalisti impegnati nel collegio difensivo e il pm si giocherà, ancora una volta, sul campo della prescrizione che ha già «graziato» al termine del primo processo, numerosi imputati, mentre altri sono stati mandati assolti. All’epoca, però, la pubblica accusa ipotizzò a carico dei manager un reato meno grave: rimozione e omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro. Successivamente, la Procura ha aperto una seconda indagine, contestando questa volta l’omicidio colposo. La richiesta di rinvio a giudizio risale al 2017; solo nel luglio scorso, dopo un’udienza preliminare durata addirittura due anni, è stato disposto il processo. 
 
Il cambio di capo d’imputazione deciso dall’ufficio inquirente diretto dal procuratore Maria Antonietta Troncone segue la strategia adottata dalla Procura di Torino in relazione alla vicenda degli Stabilimenti Eternit, il cui proprietario, lo svizzero Stephan Schmidheiny, ottenne in Cassazione la prescrizione dopo essere stato condannato in primo e secondo grado a pene tra i sedici e i diciotto anni per disastro colposo in relazione a decine di decessi per esposizione all’amianto. I pm piemontesi decisero, in seguito, di aprire un nuovo fascicolo a carico di Schmidheiny per omicidio doloso (poi derubricato in delitto colposo), appigliandosi anche la sentenza della Corte Costituzionale del luglio 2016, che aveva dichiarato l’imprenditore processabile di nuovo, nonostante la condotta fosse la stessa, e stabilendo così che non fosse stato violato il principio giuridico del «ne bis in idem». 
 
Sono otto gli ex dirigenti della Firema, di nuovo, sotto processo. Si tratta degli ex amministratori delegati dell’azienda, gli imprenditori napoletani Mario e Giovanni Fiore, l’ex direttore generale Mario Pasquali, e gli altri ex dirigenti Enzo Ianuario, Maurizio Russo, Giovanni Iardino, Giuseppe Ricci e Carlo Regazzoni. La Firema, sede in località Ponteselice a Caserta, era un’azienda che produce carrozze ferroviarie e, dal luglio 2015, è denominata «Tfa» ed è passata a una società indiana. Gli imputati sono alla sbarra per omicidio colposo e lesioni colpose in relazione alle morti e alle malattie di dipendenti causate, secondo l’impianto accusatorio, alla prolungata esposizione all’amianto durante l’attività lavorativa. 
 
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