Blocco operatorio temporaneamente «fuori uso» per trasferimento di personale, senza sostituzione. L'amara scoperta con cui hanno fatto i conti i medici e il...
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Peccato, però, che tale disposizione dirigenziale ha reso impossibile l'esecuzione di quattro interventi d'urgenza, fra cui due parti con cesareo e la ricostruzione di un femore. È toccato il compito di informare i pazienti dell'ingiustificata sospensione. «È vergognoso lavorare in questo stato - sottolinea il personale in organico in sala operatoria - come si può spostare un'infermiera, una delle due uniche disponibili e destinarla a un altro reparto con degli interventi d'urgenza da compiersi, senza prendersi la briga di provvedere a una sostituzione». I requisiti minimi di sicurezza in sala operatoria richiesti dalle reti ospedaliere italiane prevedono una dotazione organica del personale medico e infermieristico che sia da rapportarsi alla tipologia e al volume degli interventi chirurgici da eseguirsi. L'attivazione della sala operatoria deve prevedere la presenza di almeno due infermieri professionali, due chirurghi e un medico anestesista.
«Il rispetto dei livelli essenziali d'assistenza passa in secondo piano - afferma Antonio Eliseo segretario territoriale del Nursind (sindacato per le professioni infermieristiche casertane)- come se la salute dell'utenza per la direzione sanitaria fosse un qualcosa su cui azzardare». Il blocco delle sedute di elezione d'urgenza ha posto l'accento sulla scarsa attenzione data al termine urgenza. «Come se l'urgenza fosse da differirsi - spiega la coordinatrice aziendale del Nursind costretta' ad abbandonare il blocco operatorio per volere degli alti vertici del nosocomio sessano - l'urgenza però è indifferibile e poco importa se già in una situazione di carenza di personale cronico a farne le spese sono i pazienti ed il personale».
Competenze e conoscenze tecniche sono alla base della formazione di un infermiere di sala operatoria che rendono la stessa figura professionale non facilmente sostituibile. «L'illogicità del trasferimento fa pensare che non ci siano ragioni fondate su necessità obiettive», chiosa Eliseo. Poco importa che il funzionamento a singhiozzo dell'impianto di riscaldamento in sala operatoria non assicuri la temperatura minima necessaria per l'asetticità. Nessuna spiegazione, finora, è stata fornita dalla dirigenza del San Rocco. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino