Attenuanti generiche equivalenti all'aggravante dei futili motivi e condanna a 16 anni calcolata in base alla riduzione del rito abbreviato. ...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Si è concluso così il processo a carico di Giovanni Buonanno, 23 anni, accusato dell'omicidio di Modou Diop, un lavavetri senegalese investito dall'imputato nel febbraio scorso su viale Carlo III. Per Buonanno, il pm Patrizia Imperato aveva chiesto la pena a 30 anni di reclusione ma il gup Nicoletta Campanaro ha ritenuto applicare le attenuanti sulla base della confessione resa nell'immediatezza dal giovane che ha sempre sostenuto di non aver mai voluto uccidere intenzionalmente l'immigrato. Buonanno, appena dopo essere stato individuato dalla Squadra Mobile di Caserta ammise agli investigatori prima in assenza e poi anche in presenza dei suoi avvocati Mariano Omarto e Massimo Trigari che investì il lavavetri ma non voleva ammazzarlo.
LEGGI ANCHE Immigrato travolto e ucciso, fermato 22enne di Marcianise
L'esame delle immagini permise di individuare il modello di vettura che aveva investito e travolto l'immigrato, oltre un'altra automobile occupata da amici del conducente della prima. Gli amici dell'imputato che, durante le sommarie informazioni testimoniali hanno riferito la dinamica, con dichiarazioni a sfavore del Buonanno, sono stati denunciati tutti separatamente per omissione di soccorso. Entrambe le vetture, dopo l'investimento, si sarebbero allontanate dal luogo senza prestare soccorso. Giovanni Buonanno fu indidivuato alla guida della Fiat Tipo che aveva investito Diop. I legali hanno tentato di far derubricare il reato in omicidio preterintenzionale ma il gup ha confermato la prima accusa di omicidio volontario. Nel processo non ci sono state costituzioni di parte civile anche se all'inizio è risultata persona offesa un fratello della vittima che però si trova in carcere. Il padre di Diopu, invece, si trova nel suo paese di origine dopo un periodo di residenza in Italia. Su viale Carlo III, teatro della tragedia, sono intervenute più volte le forze dell'ordine a causa di diverse aggressioni commesse ai danni di automobilisti, spesso donne, che si sarebbero rifiutati di farsi lavare in parabrezza dell'auto, circostanza che ha poi fatto scattare dei blitz della polizia o dei vigili urbani per liberare i semafori dall'assembramento di lavavetri. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino