Investì un lavavetri per vendetta,
omicida condannato a 16 anni

Investì un lavavetri per vendetta, omicida condannato a 16 anni
di Biagio Salvati
Mercoledì 18 Dicembre 2019, 07:00 - Ultimo agg. 10:55
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Attenuanti generiche equivalenti all'aggravante dei futili motivi e condanna a 16 anni calcolata in base alla riduzione del rito abbreviato.

Si è concluso così il processo a carico di Giovanni Buonanno, 23 anni, accusato dell'omicidio di Modou Diop, un lavavetri senegalese investito dall'imputato nel febbraio scorso su viale Carlo III. Per Buonanno, il pm Patrizia Imperato aveva chiesto la pena a 30 anni di reclusione ma il gup Nicoletta Campanaro ha ritenuto applicare le attenuanti sulla base della confessione resa nell'immediatezza dal giovane che ha sempre sostenuto di non aver mai voluto uccidere intenzionalmente l'immigrato. Buonanno, appena dopo essere stato individuato dalla Squadra Mobile di Caserta ammise agli investigatori prima in assenza e poi anche in presenza dei suoi avvocati Mariano Omarto e Massimo Trigari che investì il lavavetri ma non voleva ammazzarlo. Stando alla dinamica agli atti del processo, prima del tragedia, il senegalese avrebbe sferrato un pugno sull'auto di Buonanno dopo il diniego dell'imputato a farsi lavare i vetri. Buonanno, in carcere dal 17 febbraio scorso, era alla guida della sua auto, a San Nicola La Strada, quando travolse l'immigrato di 29 deceduto il giorno successivo in ospedale per le ferite riportate. Secondo le indagini, il giovane avrebbe avuto un diverbio con la vittima, ferma al semaforo, e per intimidirlo avrebbe fatto finta di investirlo. Poi si sarebbe allontanato. Tornato sul posto, poco dopo, attese il verde al semaforo per poi accelerare, travolgere e uccidere il ventinovenne. Gli investigatori risalirono a lui seguendo i tracciati gps di numerose auto transitate in zona, fino a individuare quella coinvolta nell'investimento. La polizia acquisì anche tutte le registrazioni degli impianti di videosorveglianza della zona.

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L'esame delle immagini permise di individuare il modello di vettura che aveva investito e travolto l'immigrato, oltre un'altra automobile occupata da amici del conducente della prima. Gli amici dell'imputato che, durante le sommarie informazioni testimoniali hanno riferito la dinamica, con dichiarazioni a sfavore del Buonanno, sono stati denunciati tutti separatamente per omissione di soccorso. Entrambe le vetture, dopo l'investimento, si sarebbero allontanate dal luogo senza prestare soccorso. Giovanni Buonanno fu indidivuato alla guida della Fiat Tipo che aveva investito Diop. I legali hanno tentato di far derubricare il reato in omicidio preterintenzionale ma il gup ha confermato la prima accusa di omicidio volontario. Nel processo non ci sono state costituzioni di parte civile anche se all'inizio è risultata persona offesa un fratello della vittima che però si trova in carcere. Il padre di Diopu, invece, si trova nel suo paese di origine dopo un periodo di residenza in Italia.

Su viale Carlo III, teatro della tragedia, sono intervenute più volte le forze dell'ordine a causa di diverse aggressioni commesse ai danni di automobilisti, spesso donne, che si sarebbero rifiutati di farsi lavare in parabrezza dell'auto, circostanza che ha poi fatto scattare dei blitz della polizia o dei vigili urbani per liberare i semafori dall'assembramento di lavavetri.

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