La psicologa: ragazzi bombe a orologeria

La psicologa: ragazzi bombe a orologeria
«Non tollerano più un "no" e quando l'insegnante prova a far rispettare le regole, si ribellano fino anche alla violenza. Sono abituati a scontrarsi non...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA FLASH
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
«Non tollerano più un "no" e quando l'insegnante prova a far rispettare le regole, si ribellano fino anche alla violenza. Sono abituati a scontrarsi non più a confrontarsi». Parla così la psicoterapeuta Maura Manca, presidente dell'Osservatorio Nazionale Adolescenza, riferendosi agli episodi di aggressione in classe che nei casi più eclatanti entrano nelle pagine dei giornali. Come l'ultimo: un 17enne sfregia la professoressa in una scuola del Casertano. Basta un nonnulla a volte: «Una nota, un voto non gradito, li può indurre ad esplodere anche con estrema violenza. Sono bombe a orologeria», spiega la psicoterapeuta all'Adnkronos.

«Quello che i ragazzi mi raccontano a seguito delle loro "esplosionì" è: in quel momento ho visto nero, non mi sono reso conto di quello che facevo», evidenzia Manca convinta che bisogna anche uscire da certi stereotipi. «Il ragazzo violento oggigiorno non è più quello che ha profili di rischio particolarmente evidenti. È uno "'normale". È possibile che reprima emozioni, che non sia in grado di gestire i conflitti, che viva tutto come una frustrazione o un'ingiustizia - afferma Manca - Arrivano alla violenza perché manca loro un filtro adeguato».
La famiglia svolge un ruolo fondamentale. «Talvolta i genitori giustificano i figli deresponsabilizzandoli. E poi di fronte a quella che è una vera e propria aggressione, anche che non riguarda loro direttamente, non si può continuare a dire "è una bravata, una ragazzata". I familiari - conclude Manca - hanno innanzitutto il dovere di educare i figli alla gestione delle frustrazioni e dei conflitti». Altrimenti il pericolo è il moltiplicarsi dei casi di aggressività. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino