La pubblicità umilia la Reggia e l'arte con lo scempio dei 6x3

La pubblicità umilia la Reggia e l'arte con lo scempio dei 6x3
«Il rischio di una campagna pubblicitaria di questo tipo è che il monumento sia presentato solo come una sorta di oggetto effimero, svuotato del suo valore...

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«Il rischio di una campagna pubblicitaria di questo tipo è che il monumento sia presentato solo come una sorta di oggetto effimero, svuotato del suo valore intrinseco», così l'architetto Raffaele Cutillo commenta le immagini riprodotte su grandi cartelloni 6x3 che hanno invaso Caserta e Napoli per annunciare l'imminente apertura di un negozio di bricolage, casa e tempo libero. «Con quel genere di foto e soprattutto con l'uso strumentale del monumento, si rischia di far passare la Reggia, ma anche l'Acquedotto carolino, come un bene fumettistico, uno strumento di marketing buono per qualsiasi tipo di bene o prodotto. Questo, purtroppo, è un problema che non riguarda solo la nostra città ma che ha radici molto più profonde e che ha a che fare con la comunicazione della cultura. Insomma, ritengo - spiega Cutillo - che solo se si insegnano il valore storico e architettonico, l'importanza, il culto del bello, si otterrà nei confronti dei beni culturali il rispetto reverenziale che meritano. Perciò è necessario che le istituzioni elevino il livello della narrazione e che abbiano un atteggiamento molto più rigoroso e selettivo verso l'utilizzo di immagini di monumenti ed opere d'arte». Da qui la necessità della richiesta, del controllo della operazione e della successiva autorizzazione che, in questo caso, non è' avvenuta, come ha ribadito il responsabile dell'ufficio stampa della Reggia, Enzo Zuccaro.



 


«Eppure - afferma Zuccaro - esiste un disciplinare ad hoc redatto lo scorso anno». Ed è appunto questo l'altro punto di criticità richiamato dalla prorettrice dell'Università della Campania, Rosanna Cioffi. «In linea di massima non sono contraria all'uso delle immagini dei monumenti anche su oggetti di merchandising, peraltro il design ha sempre attinto al repertorio della storia dell'arte, dalla medusa di Versace a tanti altri capolavori. Il fatto è che è indispensabile l'autorizzazione da parte dei responsabili istituzionali. Sono questi, infatti, che hanno il compito di verificare che di queste immagini non si faccia un uso improprio e negativo per la dignità del bene stesso. Non si può neppure pensare che una sala giochi casertana sia denominata Van Wittel, eppure c'è qualcuno che ha osato chiamarla così. L'ho trovata un'idea inquietante. Come anche quella di inserire delle tende sotto gli archi dell'Acquedotto carolino. Insomma - conclude Cioffi - credo che si possa far uso di certe immagini senza, però, svuotarle di contenuto e senza decontestualizzarle». Dunque, indispensabile l'attenzione ai contenuti e alle modalità d'uso di foto e riproduzioni. «È importante il modo in cui viene adoperata un'immagine: se è per valorizzare anche il sito stesso va bene ma se se ne fa un uso solo strumentale e' meglio evitare», è il parere del critico d'arte Giorgio Agnisola. «Perché, purtroppo, un utilizzo di questo tipo, accompagnato alla dilagante trascuratezza che caratterizza il nostro territorio diventa la misura della scarsa cura e considerazione che di essi si ha». Anche Jolanda Capriglione, docente di Estetica del paesaggio all'Università della Campania e presidente del Club Unesco di Caserta, sottolinea l'importanza di essere attenti. «La reggia è patrimonio di tutti, ma bisogna controllare che della sua immagine non si abusi. I manifesti che ho visto in giro sono veramente brutti, volgari, un'interpretazione che rischia di essere, però, favorita dal contesto: se non si curano il paesaggio, i luoghi che circondano il monumento si rischia di far prevalere la percezione negativa e di abuso che si avverte intorno».
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Il Mattino