Saranno ascoltati in Procura e dovranno chiarire in che modo i referenti campani della Parmalat, nonostante un passato che ancora brucia, sono riusciti a favorire l’azienda...
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Ieri, intanto, tutti gli indagati sono sfilati in silenzio davanti al gip Leda Rossetti: si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. La posizione più delicata resta quella di Adolfo Greco, 69 anni, passato da «amico» del capo della Nco Raffaele Cutolo, oggi imprenditore del latte e immobiliarista, già in carcere da oltre un anno e a processo per estorsione aggravata dal metodo mafioso. Greco (difeso dagli avvocati Ettore Stravino, Michele Riggi e Vincenzo Maiello) era in procinto di lasciare il penitenziario di Secondigliano per motivi di salute, quando mercoledì è stato bloccato nel reparto sanitario per la notifica della nuova ordinanza. Il tribunale di Torre Annunziata, infatti, aveva accolto l’istanza dei legali, nonostante il parere negativo della Dda, disponendo i domiciliari in clinica a Napoli, prima del trasferimento fuori regione. Ieri Greco non ha risposto perché, spiegano i legali, «non era in grado di farlo per le sue precarie condizioni di salute».
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E infatti al gip è stata reiterata la richiesta di scarcerazione per le cure mediche, sulla quale non è stata ancora sciolta la riserva. In silenzio anche i Capaldo, in carcere da tre giorni, assistiti dall’avvocato Giuseppe Stellato come Teresa Zazzaro, una delle «teste di legno» dei Casalesi. Non hanno risposto al gip nemmeno i manager della Parmalat Santoro (difeso da Nello Sgambato) e Vanore (avvocato Pasqualino De Lucia), entrambi ai domiciliari per concorso esterno in associazione mafiosa.
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Il Mattino