Liquami fognari, stop a coltivazione e vendita dei prodotti agricoli

Primo effetto dell'ordinanza sindacale che vieta la «coltivazione (semina e raccolta) nonché commercializzazione dei prodotti agricoli nelle aree invase delle esondazioni fognarie dell'ex-Casmez»

Un'area nel Casertano
Broccoli, finocchi e erba medica: raccolti portati al macero perché contaminati o venuti a contato con liquami fognari. C'è il primo effetto dell'ordinanza...

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Broccoli, finocchi e erba medica: raccolti portati al macero perché contaminati o venuti a contato con liquami fognari. C'è il primo effetto dell'ordinanza sindacale che vieta la «coltivazione (semina e raccolta) nonché commercializzazione dei prodotti agricoli nelle aree invase delle esondazioni fognarie dell'ex-Casmez» lungo l'ex provinciale Nola-Caserta.

È il primo danno contabilizzato dalle aziende agricole inserite nella «planimetria dei terreni che sono potenzialmente bersaglio delle ondate di piena». Rimossa la verdura, restano gli acquitrini, le sabbie maleodoranti e soprattutto si registra l'arrivo massiccio di gabbiani e di una variegata avifauna sempre più a suo agio in zone umide. «Grazie ad una condotta fognaria interprovinciale inadeguata e sottodimensionata - documenta Fabrizio Crisci (presidente del Comitato Abc sottoscritto di numeri esposti in Procura) - si è trasformata una delle zone più fertili della provincia nell'habitat naturale di uccelli capaci di alimentarsi in un terreno dove abbonda la decomposizione di materiale organico».

I divieti non fremano la contestazione dei residenti, degli agricoltori e delle aziende agricole: «L'emergenza sanitaria non finisce mai: vietando i raccolti si cancellano gli effetti del disastro ambientale ma non si rimuovo le cause». Il comune si tira fuori dal contenzioso sul risarcimento danni: appellandosi a precedenti sentenze di condanna, tocca anche questa volta alla Regione Campania indennizzare i privati e le aziende agricole. Con una nota ufficiale, l'ente locale divulga i pronunciamenti che «formalizzano la manleva dell'ente comune da qualsivoglia forma di responsabilità diretta o indiretta nel disastro ambientale in corso, da quelli passati e da quelli futuri». In tutti gli atti il giudice unico, inoltre, ha riconosciuto negli sversamenti dei comuni di Santa Maria a Vico, Cervino e San Felice a Cancello in un condotto sottodimensionato una concausa delle inondazioni. Sarà pure che quello dell'ex Casmez è un problema, su scala regionale, secondo solo a quello del Sele, intanto è diventata operativa la direttiva, emanata già nel 2015, dal'Uopc dell'Asl che «raccomandata una verifica della soglia di contaminazione (Sqr)».


È passata la linea delle prevenzione attiva voluta dalle autorità sanitarie territoriali: in assenza di dati vincolanti sulla natura e il grado di contaminazione dei terreni e dei prodotti agricoli, si ricorre all'azzeramento dei rischi, quindi al divieto preventivo, all'obbligo per i produttori di ritirare i prodotti nelle aree a rischio e, in caso, di esondazione, certificare la salubrità degli stessi. Non sono esclusi possibili controlli a sorpresa o a campione degli operatori della vigilanza sanitaria.
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Il Mattino