CASERTA - La ludopatia, la dipendenza, cioè, dal gioco d’azzardo è un male abbastanza diffuso a Caserta, incentivato dallo spuntare come funghi di sale...
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Cifre importanti, fenomeno per quanto possibile da ridurre, l’amministrazione comunale cerca di fare la propria parte e nella mattinata di ieri in piazza Pitesti, nei pressi della chiesa del Buon Pastore, s’è ancorato il camper «Capitan Uncino», struttura messa a disposizione dall’Asl con un team di sanitari e psicologi per consulenze e informazioni specifiche. Iniziativa di concerto con il Comune, c’era anche Rita Martone, assessore all’Innovazione nei servizi demografici e nei rapporti col cittadino. «L’iniziativa – ha detto – è inserita in un programma finalizzato a prevenire e contrastare queste dipendenze che risultano in crescita e che comprendono uomini e donne di varia età e ceto sociale. Siamo molto attenti al fenomeno, il Comune alla fine dell’anno scorso ha adottato una delibera con la quale è stato approvato il regolamento per l’insediamento di sale giochi e installazione di giochi leciti nei pubblici servizi. Seguirà opportuna sorveglianza». Curiosità fra la folla di fedeli in entrata e uscita dalla chiesa, interesse per il percorso disegnato sul selciato ove, dopo aver indossato un visore a occhiali, si provava a seguire il tracciato con la vista alterata dagli effetti di una simil-sbornia. Questo per mettere in guardia dalla dipendenza alcolica. Ma l’interesse è stato puntato sulla ludopatia, sul camper l’èquipe dell’Asl con il dottor Roberto Malinconico, responsabile dell’Unità delle dipendenze comportamentali, la dottoressa Laura Ventrice, gli operatori Enrico Altomare e Pancrazio Sposito. Partiamo dalle cifre riferite dal dottor Malinconico, ci sono fasce d’età e sociali particolarmente vulnerabili? «No – dice – ce n’è di tutto e di più, al di sotto dei vent’anni e, target più consistente, tra i 40 e 60 anni. Una volta i pensionati, per fare un esempio, giocavano a carte nei circoli dopolavoro o all’osteria, oggi sono esposti a tutto ciò che il gioco d’azzardo promette. I giovani o comunque i più predisposti alla tecnologia, giocano via internet, adescati da qualche bonifico poi sono soldi erosi a suon di ricariche. E si diventa schiavi, il gioco si sposta dall’asse della salute mentale alle dipendenze». Quali le terapie per questi pazienti? «Le più efficaci – dice lo specialista – sono quelle di gruppo, quelle che coinvolgono i familiari per coloro che vivono solitudini affettive, infine le terapie farmacologiche quando al vizio del gioco si associano manifestazioni depressive e altre di tipo psichiatrico». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino