Ambiente contro inquinamento: uno a zero per l'ambiente. Ricorso rigettato, confermata la condanna a 3. 500 euro di spese, da versare alla parte civile, corredati da 2mila...
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Ora si può dire definitivamente aperto il «conto» in sede civile. E si chiude, così, la storia giudiziaria nata dalla denuncia presentata alcuni anni fa da Pierluigi Acquaviva, titolare dell’omonima azienda con sede a Gricignano d’Aversa.
I miasmi provenienti da anni dall’azienda avevano scatenato proteste da parte dei cittadini del posto che temevano per la loro salute. La Ecotransider fu sequestrata nel 2014 e finì per essere gestita da un amministratore giudiziario. Anche se da alcuni anni a Esposito l’incarico era stato revocato, lui era finito sul banco degli imputati per il periodo in cui aveva amministrato l’azienda. Si tratta del secondo amministratore giudiziario che finisce sotto processo in Terra di Lavoro.
Ma, intanto, i guai per i Ragosta sono aumentati. Perchè lo scorso ottobre, si è concluso con pesanti condanne e una confisca di centinaia di milioni di euro il processo di primo grado ai fratelli Francesco, Fedele e Giovanni Ragosta, originari di San Giuseppe Vesuviano, arrestati nel 2012 con l’accusa di avere creato un impero economico investendo denaro del clan Fabbrocino. Il Tribunale di Nola (presidente Silvana Gentile, a latere Raffaella de Majo e Simona Capasso) aveva inflitto 15 anni a Francesco e 14 a Fedele e Giovanni; tutti e tre sono stati ritenuti responsabili di concorso esterno in associazione camorristica e riciclaggio, il primo anche di bancarotta. Condannate anche le loro mogli. Un impero in rovina. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino