«Carmine Schiavone è stato un collaboratore di giustizia unico, straordinario. Un uomo che con le sue dichiarazioni ha messo a disposizione della giustizia un patrimonio...
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Federico Cafiero de Raho è il magistrato che meglio di ogni altro ha conosciuto quella che fu la mente imprenditoriale del clan dei Casalesi. Da pubblico ministero prima - in un arco di tempo che va dal 1993 al 2005 - e poi per oltre quattro anni in veste di coordinatore della Direzione distrettuale antimafia di Napoli, l'attuale procuratore di Reggio Calabria ha seguito l'intero percorso del pentito morto ieri in un ospedale di Viterbo probabilmente a causa di un infarto.
«E su questa morte - dice - adesso sarà necessario svolgere indagini accurate, perché nessuno può escludere a priori che qualcosa non sia andato per il verso giusto. Naturalmente non ho elementi certi e definiti per esprimere prognosi di valutazione. Ma è chiaro che andranno svolti tutti gli accertamenti che il caso richiede».
Chi era Carmine Schiavone?
«Schiavone è stato il primo collaboratore di giustizia che ha parlato del clan dei Casalesi descrivendolo per ciò che realmente esso era. Il primo ad avere aperto una breccia nel muro di un'omertà profonda. Fino a quel momento nessuno si era effettivamente reso conto di quale fosse la reale forza di questa organizzazione criminale: nessuno - mi riferisco all'autorità giudiziaria e alle forze dell'ordine - poteva immaginare che si trattasse di una cosca capace di controllare una parte importante dell'economia e di influenzare contemporaneamente anche la politica. Intuimmo subito la portata delle sue dichiarazioni. Via via che si andava avanti nella verbalizzazione di ciò che diceva veniva alla luce uno spaccato drammatico che descriveva il tasso di inquinamento di un'intera provincia. Inquinamento sia ambientale che morale: capace di avvelenare interi territori e di condizionare la gestione delle pubbliche amministrazioni e delle stesse competizioni elettorali. Schiavone ci descrisse i meccanismi di una camorra interamente padrona del territorio e dell'economia, controllati con modalità di intervento del tutto inedite: cioè attraverso il sistema dei consorzi con i quali si effettuava anche la distribuzione del calcestruzzo».
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