Mozzarella alla soda, la Cassazione: «I fratelli Bellopede non potevano sapere»

Mozzarella alla soda, la Cassazione: «I fratelli Bellopede non potevano sapere»
Fratelli Bellopede, «no» della Cassazione agli arresti domiciliari. La prima sezione della Suprema Corte ha depositato le motivazioni che hanno portato a respingere il...

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Fratelli Bellopede, «no» della Cassazione agli arresti domiciliari. La prima sezione della Suprema Corte ha depositato le motivazioni che hanno portato a respingere il ricorso proposto dalla Procura contro l'ordinanza del Tribunale del Riesame di Napoli dello scorso mese di marzo, che aveva annullato il provvedimento emesso dal gip del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere con il quale Luca e Salvatore Bellopede erano stati sottoposti alla misura degli arresti domiciliari dopo l'inchiesta sulla mozzarella adulterata con la soda.


Gli ermellini hanno analizzato i due motivi che hanno condotto il tribunale ad escludere la gravità indiziaria necessaria per disporre l'arresto. È stata in particolare rimarcata la differenza sostanziale che intercorre da un lato fra l'opera di diretta corruzione o adulterazione delle sostanze alimentari destinate all'alimentazione o al commercio rispetto alla detenzione per il commercio o alla distribuzione per il consumo di sostanze che siano state contraffatte o adulterate da altri.
 
Per quanto riguarda l'addebito nato dalle dichiarazioni del dipendente Ciro La Mura circa la pratica dell'utilizzo di soda caustica per abbassare il livello di acidità del latte acquistato da più giorni, è stato sottolineato che le intercettazioni telefoniche valutate nell'ordinanza riconducevano l'attività di adulterazione alla società Casearia Sorrentino, fornitrice dei Bellopede, ma non dimostravano che questi ultimi fossero a conoscenza di questa attività di adulterazione. Nella conversazione del 3 giugno 2015, inoltre, i due fratelli ipotizzavano di aggiungere essi stessi soda al latte al fine di eliminare la puzza, ma ciò non era stato fatto e non vi erano elementi per ritenere che fossero consapevoli di aver acquistato latte adulterato da altri, come oggetto di contestazione. E la differenza sulla responsabilità diretta dell'adulterazione, rispetto alla semplice detenzione e commercializzazione di sostanze alimentari comunque nocive alla salute pubblica, ha riflesso anche per quanto riguarda le misure cautelari, poiché l'arresto è consentito solo nel primo caso e non nel secondo.


Il collegio della prima sezione ha pertanto respinto il ricorso della Procura.
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Il Mattino