Casalesi, morto Schiavone: svelò l'inferno dei rifiuti e sventrò il muro dell’omertà

Casalesi, morto Schiavone: svelò l'inferno dei rifiuti e sventrò il muro dell’omertà
Nelle sue ultime interviste era più preciso, dettagliato e convincente, di quanto appariva nel chiuso di una stanza, nel corso di un interrogatorio condotto dal pm o su un campo...

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Nelle sue ultime interviste era più preciso, dettagliato e convincente, di quanto appariva nel chiuso di una stanza, nel corso di un interrogatorio condotto dal pm o su un campo alla ricerca di scarichi tossici. Dinanzi ai microfoni e alle telecamere era più ad effetto di quanto potesse sembrare quando veniva scortato - fatto accaduto pochi mesi fa - nell’inferno chiamato terra dei fuochi, alla ricerca di fusti o materiale nocivo interrati negli anni Ottanta.




Due facce della stessa persona, o meglio, della stessa storia giudiziaria, quella di Carmine Schiavone, il primo grande pentito dei casalesi (anno 1993), uno che ha contribuito a scrivere un pezzo di quel romanzo criminale chiamato Gomorra. Primi anni Novanta, dunque, le prime ammissioni su ruoli, gerarchie interne di quel potentato camorristico che - lontano dai riflettori - sembrava una banda di pastori e che invece era una cupola simile a quella di cosanostra. Grazie alla sua testimonianza, sarebbe nato il processo Spartacus con condanne diventate definitive in Cassazione.



Omicidi, soldi, politica nel suo racconto verbalizzato dagli allora pm napoletani Federico Cafiero de Raho e Lucio Di Pietro, che posero l’accento nelle loro indagini anche sulla questione dei rifiuti.



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