CASERTA - «La cameretta rosa, la culla, i vestitini. Era tutto pronto a casa, per la nostra Francesca. Un sogno di nove mesi che si è infranto in ospedale, nel...
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Lui, Fabio, che nel frattempo ha anche perso il lavoro, parla molto poco. Si porta le mani al volto, in segno di disperazione e smarrimento. La famigliola era partita giovedì notte da Pietravairano per raggiungere Caserta e far nascere la loro primogenita in un ospedale pubblico: il «Sant’Anna e San Sebastiano». La giovane coppia (trent’anni a testa), dalle 14,30 alle 21 di venerdì, in un turbinio di eventi medici da sala parto - sui quali la Procura di Santa Maria Capua Vetere sta tentando di far luce - si è vista passare davanti come in un film la gioia di una nascita imminente e poi l’incubo della tragedia.
Ma le zone grigie al vaglio degli inquirenti, inizialmente ristrette ai due turni a cavallo dei fatti, riguardano ora tutto il tempo di permanenza della donna in ospedale. «Nel tentativo di farmi partorire in maniera naturale - racconta Roberta - mi hanno fatto abbassare sulle ginocchia e spingere con tutta la forza. E forse è in quel momento che Francesca è veramente volata via. Infatti, dalla sala parto sono stata trasferita in sala operatoria». Una serie di «scelte mediche incomprensibili» agli occhi dei familiari, che hanno deciso di raccontare tutto ai carabinieri del comando provinciale di via Laviano. Dalla denuncia al sequestro degli atti il passo è stato breve. Adesso le indagini e l’autopsia per fare chiarezzaa. L’avvocato di famiglia è il penalista Andrea Muzzillo di Salerno. «La cosa più semplice e seria - ha detto in serata - è parlare delle cose che io so e di quelle apprese dal consulente medico, il professor Giuseppe Saggese. Dunque, la mia assistita è entrata in ospedale alle 4 di giovedì mattina. È a quest’ora che possiamo far risalire l’inizio del travaglio. Ebbene, c’è stato tutto il tempo, anche grazie alla ginecologa che ha seguito la gravidanza, di prendere atto di una cosa: Roberta portava avanti una gravidanza difficile, a rischio. Tanto è vero che ha trascorso gli ultimi quattro mesi a letto. Naturale, che ci aspettasse un cesareo. E invece no, si è preferito un parto naturale tentato venerdì alle 20,30». Per il penalista salernitano, insomma, la chiave di volta della questione potrebbe celarsi in questo e nel tracciato cardiaco della piccola nata morta. «Alle 14,30, come ha potuto osservare il medico legale, è di fatto iniziato lo stato di sofferenza fetale. Stato che potrebbe essere precipitato dopo i tentativi di parto naturale. Tentativi sfociati in una corsa in sala operatoria. La morte di Franca è stata comunicata solo alle 22,30». Fabio annuisce, ma tace ancora. Non riesce nemmeno a pensare al fatto che ha perso il lavoro, proprio mentre la sua carissima primogenita perdeva la vita.
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Il Mattino