Nicola Ferraro, confiscati beni da 2,5 milioni all'ex consigliere regionale della Campania colluso con la camorra

La confisca riguarda sette fabbricati tra Caserta e la provincia (Casal di Principe e Arienzo), e nel basso Lazio

Nicola Ferraro, ex consigliere regionale della Campania
Beni immobili e mobili ma anche indennità percepite per un valore complessivo circa 2 milioni e mezzo di euro - su circa 4 milioni di euro sequestrati in precedenza - sono...

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Beni immobili e mobili ma anche indennità percepite per un valore complessivo circa 2 milioni e mezzo di euro - su circa 4 milioni di euro sequestrati in precedenza - sono stati confiscati dalla Polizia e dal Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Caserta a Nicola Ferraro, ex consigliere regionale della Campania e imprenditore nel settore dei rifiuti, ritenuto colluso con il clan dei Casalesi. La notifica è stata eseguita l'altro giorno a seguito della decisione della Cassazione risalente al primo luglio scorso. Dopo la decisione della Corte di Appello - che aveva riformato in parte la decisione del tribunale di Santa Maria Capua Vetere il ricorso in Cassazione era stato avanzato sia da Ferraro che dalla moglie ed ex moglie dell'ex consigliere indicate come terze interessate in quanto destinatarie ognuna di confisca di beni. Le indagini riferiscono gli investigatori - hanno consentito di accertare come gran parte delle attività e dei beni entrati nella disponibilità sua e della sua famiglia fossero frutto dei profitti ottenuti dalla stretta contiguità con la federazione malavitosa casalese. Tra la Campania e il Lazio sono stati apposti i sigilli a beni immobili e mobili come partecipazioni societarie, rapporti finanziari e bancari e anche alle indennità e somme derivanti dal vitalizio consiliare. La confisca - divenuta definitiva - riguarda sette fabbricati, tra Caserta e la provincia (Casal di Principe e Arienzo), e nel basso Lazio (Gaeta e Formia, in provincia di Latina), quote societarie riconducibili a due imprese attive nel settore immobiliare e nel campo dell'ingegneria integrata, un'autovettura e una moto, gli emolumenti e le indennità percepite (inerenti l'intero periodo di consiliatura), per un valore pari a 834.226 euro e il maturando vitalizio consiliare (per il periodo postumo dal raggiungimento del sessantesimo anno di età, da quantificare) alla Regione Campania, per un valore complessivo di circa 2,5 milioni di euro. 

L'ex consigliere regionale è stato riconosciuto dal giudice penale come imprenditore e politico colluso con i reggenti delle fazioni Schiavone e Bidognetti dei Casalesi, almeno dal 2000 in poi, e comunque già prima della sua elezione al Consiglio regionale della Regione Campania (avvenuta nel 2005) asservendo la sua attività imprenditoriale nel settore dei rifiuti come anche quella politica alle esigenze della mafia casalese, ricevendo in cambio sostegno elettorale e per le sue imprese nel settore dei rifiuti. Proprio qualche mese fa, è stato prescritto un reato per voto di scambio a carico di Antonio Scialdone, già direttore del Cub (per il quale è caduta l'accusa di favoreggiamento camorristico), che è stato vicino Ferraro sia nel settore politico (Udeur) che imprenditoriale: in particolare, alcuni pentiti hanno parlato di incontri tra i due insieme a Nicola Schiavone figlio di Sandokan, oggi pentito. Di Ferraro hanno parlato alcune decine di pentiti citati nella decisione della Cassazione che richiama anche il motivo per cui fu destinatario della Misura di Prevenzione. In particolare, della pericolosità sciale dell'ex politico sulla base di una sentenza del 2014 in cui Ferraro fu condannato per concorso esterno in associazione mafiosa (con decorrenza dal 2000). 

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Il Mattino