«Oggi non vengo, non sto bene». L'ultima chiamata all'agenzia di sicurezza l'ha fatta lunedì mattina. Davide Mango, la guardia giurata che ha ucciso...
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Mentre l'opinione pubblica si interroga sul perché fosse armata una persona che molti, oggi, dopo la tragedia, definiscono uno «squilibrato», emergono altri particolari sul giorno della follia e sulle ore precedenti il clamoroso gesto del vigilantes. Dipendente di una ditta di sicurezza privata che ha la sede legale a Mugnano del Cardinale, in provincia di Avellino, Mango aveva una passione sfrenata per la caccia e anche in questo caso, dalla Prefettura di Caserta, non aveva avuto alcun problema ad ottenere il rinnovo del porto d'armi. Per questa ragione deteneva in casa, regolarmente, un miniarsenale. Tre pistole e due fucili. Oltre a un numero imprecisato di munizioni. Centinaia di cartucce le ha usate nei dieci minuti di follia durante i quali ha sparato a raffica dal balcone di casa sui passanti, ferendone sei. Dopo si è asserragliato nell'appartamento, minacciando più volte il suicidio. Affermando di essere pronto a far esplodere con il gas l'intero caseggiato. E urlando frasi senza senso contro i carabinieri che si trovavano sotto l'edificio e che per tre ore gli hanno parlato impedendogli di fatto di sparare ancora. E che poi hanno cercato di salvargli la vita. Inutilmente.
Più passano i giorni e più il profilo del «cecchino» di Bellona si definisce nella sua complessità. Quando sfasciò casa, alcuni anni fa, urlava insulti contro la moglie. E diceva che prima o poi l'avrebbe ammazzata. Intervennero le forze dell'ordine e in quel frangente la cosa fu segnalata alla prefettura, tuttavia non ebbe problemi a ottenere il rinnovo del porto d'armi. Il raptus, ci si chiede oggi, poteva essere evitato? Difficile dare una risposta perché la moglie, Anna, non lo ha mai denunciato. E solo ora i parenti della coppia parlano di un susseguirsi di violenze, minacce e idee estremiste. Le stesse idee che fino all'ultimo istante della sua vita ha manifestato con rabbia. Dalla ricostruzione del pomeriggio di terrore vengono a galla le ultime frasi di Mango. Illogiche eppure connesse a quella foto che aveva pubblicato su Facebook dove compare in posa con la bandiera di Forza Nuova.
Mentre i carabinieri cercavano di riportalo alla ragione e suo padre gli urlava «Davide, basta», Mango ha strillato di voler «parlare con Mussolini». Poi il 47enne ha inveito contro i magistrati. È accaduto quando gli è stato passato al telefono il pm presente sul posto. «Odio i magistrati, non ci parlo con te, sono di Forza Nuova», ha biascicato l'uomo. Di lì a poco l'ha fatta finita, sparandosi un colpo di pistola in bocca. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino