«Sono pronto a dire i nomi dei miei complici». Da Matera la stoccata di Ciro Guarente a sette giorni all’avviso di chiusura delle indagini che mette il punto a...
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La difesa di Guarente intende far sì che l’indagato vuoti il sacco. E che faccia i nomi delle persone che lo aiutarono dal momento in cui, in casa della fidanzata di Guarente, Heven Grimaldi, una transessuale che si decise a denunciare Ciro solo molti giorni dopo aver segnalato la scomparsa di Vincenzo che ospitava in casa sua, ad Aversa, ingelosendo il compagno al punto da trasformarlo in un mostro. Ma forse, il mostro non è uno solo. E Guarente, dopo un anno di silenzio, potrebbe aver deciso di riferire ai magistrati i nomi di coloro che lo hanno aiutato quando ha pianificato il macabro delitto. Finora è stato zitto, spiegano fonti vicine all’ex militare, perché ha paura di ritorsioni sulla sua famiglia. Che vive a Ponticelli, a pochi passi dal garage dove i carabinieri ritrovarono il corpo martoriato di Vincenzo. Ma, alla vigilia di una richiesta di ergastolo, forse Guarente si è deciso a «collaborare». Il rischio di una sentenza al massimo della pena potrebbe indurlo, finalmente, a raccontare tutta la verità, senza omissioni, e a far saltare le coperture di chi lo aiutò a ritardare sia l’avvio delle indagini che il ritrovamento del cadavere. La richiesta di interrogatorio inoltrata nei giorni scorsi è al vaglio della Procura di Napoli Nord. Guarente potrebbe chiarire molti aspetti, a partire dalla testa di Vincenzo che non si è mai trovata e lui riferì, in prima battuta, di aver gettato in mare. E, ancora, l’ex militare, potrebbe fare i nomi di chi sapeva cosa stava per fare, di chi lo ha aiutato a cercare di far sparire il corpo del ventiseienne in un quartiere popoloso come Ponticelli, sotto un edificio in cui vivono decine di famiglie. Dove tutti, nei giorni drammatici che seguirono il ritrovamento, dissero di non essersi accorti di nulla. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino