È stato colpito a marzo dal coronavirus, ne è guarito e la sua agenda è fitta di impegni (di premi, come quello alla carriera dell'Austrian Music Theatre...
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La prima tappa italiana è la Reggia di Caserta, dove il 22 agosto per il festival Un'estate da re organizzato dalla Scabec, proporrà un Galà. «Sono onorato di potermi esibire davanti a un capolavoro. Il programma spazierà dall'opera italiana alla zarzuela, quindi dal dramma passeremo a un genere più frizzante che viene dalla mia terra, fortemente connessa proprio alla Reggia. Con me ci sarà Saioa Hernandez - anche lei madrilena, una voce meravigliosa in grande ascesa - e sul podio Jordi Bernacer».
Parla dell'Italia e il pensiero va a Luciano Pavarotti, «quest'anno avrebbe compiuto 85 anni. Mi manca… manca a tutti, ho perso un amico e tutto il mondo ha perso un mito. Abbiamo passato insieme momenti di pieni di adrenalina e anche di grande divertimento».
Ha quasi 80 anni, di cui poco meno di 60 passati tra le note sui palcoscenici più importanti del mondo. «Il debutto in Italia 51 anni fa: prima all'Arena e poi direttamente alla Scala per l'inaugurazione, i Tre Tenori - un'esperienza unica con Luciano e Josè - e il passaggio alla corda più baritonale della mia voce che mi ha permesso di interpretare nuovi ruoli, soprattutto di padre». Dei suoi 151 ruoli «quello più impegnativo ma anche più straordinario per me è Otello. Oggi se dovessi scegliere direi Simon Boccanegra, per come Verdi riesce a toccare emozioni, sentimenti e ideali con quest'uomo e padre». Abbiamo l'idea di un mondo, quello dell'Opera, immutabile. È veramente così? «L'opera ha capolavori eterni - dice - ma non è immutabile. Non è un pezzo da museo. C'è una continua evoluzione che la rende viva e attuale e ci sono sempre nuovi generazioni di cantanti che portano nuova linfa. L'opera cambia come cambia il mondo, ma le emozioni che suscita sono eterne». Per una persona che ha come motto «Se riposo arruginiscò, If I rest, I rust», cosa ha significato la quarantena, che riflessioni le ha portato l'inattesa globale pandemia? «Credo che anche dai momenti più bui della vita si possa ricavare qualcosa di positivo. Durante la quarantena ho avuto la fortuna di avere accanto la mia famiglia. Durante la convalescenza ho riconquistato giorno per giorno la normalità con una nuova energia e ho imparato a dare il giusto peso ad ogni cosa». Ha senso per lei parlare di ritiro dalle scene? Le è capitato di pensarci? «Certo, ma con molta serenità, ringrazio il cielo ogni giorno per quel che ho avuto. Arriverà il momento di ritirarsi dalle scene, perché stare sul palcoscenico comporta un grande impegno fisico e mentale oltre che vocale. Pensavo che di concludere la mia carriera interpretando il ruolo baritonale di Boccanegra nel 2009 ma invece che la fine è stato un nuovo inizio».
Infine lo scandalo delle molestie sessuali, anche se non c'è mai stata una incriminazione vera e propria e il sindacato americano degli artisti dopo una indagine interna l'ha sollevata da ogni accusa, lei ha smentito di essersi scusato, può chiarire definitivamente come è andata? «I risultati ufficiali sono a disposizione di tutti, le illazioni della stampa pure. Se il mio comportamento ha offeso qualcuno ho chiesto scusa sin dal primo giorno, ma la mia coscienza è serena perché non ho abusato di nessuno e le indagini interne lo hanno confermato». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino