Caserta. Sei anni e novemila euro di multa. Questa la richiesta di pena avanzata dal pm Alessandra Pinto nei confronti di Ciro Benenati, ex gestore di una concessionaria di...
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Le vittime della presunta usura sono l’imprenditore Roberto Battaglia di Capua e sua madre, per anni sotto la minaccia del clan dei Casalesi.
Ora, Battaglia vive fuori regione e gestisce i beni sequestrati ai malavitosi del Lido di Ostia. Lui, testimone di giustizia di 48 anni sta vivendo un’esperienza diversa e nuova, capace di rilanciare la sua volontà di fare impresa che per anni gli è balenata nella testa. Tra salite e discese. Ma pendenti in Campania ci sono i processi innescati dalle sue denunce. Alcune risalgono addirittura a dieci anni fa.
Il 14 dicembre comparirà in aula in corte di Appello a Napoli per ribadire le accuse nei confronti del boss del clan dei Casalesi, Michele Zagaria e nei confronti dei suoi fratelli, Carmine (ora residente a San Marcellino), Pasquale e Antonio, assolti clamorosamente in primo grado dal tribunale di Napoli al termine di un processo con rito abbreviato.
Difeso dagli avvocati Stefania Steri e Gianluca Giordano, Battaglia e sua madre dovranno ora attendere la discussione dei legali di Benenati e la sentenza. Leggeranno il verdetto a gennaio i magistrati del collegio C del tribunale di Santa Maria Capua Vetere, presidente Gianpaolo Guglielmo.
Battaglia si è costituito parte civile nel processo in corso sia a Santa Maria che in Appello a Napoli, come sempre da anni.
L’imprenditore del settore caseario, preso dalla morsa dei debiti e delle tasse da pagare, non si sarebbe piegato alle richieste del clan che diventavano insistenti con il passare dei mesi: la sua carriera nel settore lattiero-caseario bufalino, partita negli anni ‘90, era iniziata come una scommessa. Poi erano cominciate le richieste degli usurai e della malavita organizzata del casertano.
In una occasione la criminalità gli aveva incendiato anche la vettura. Ora, sta ricominciando a vivere. In attesa che le vicende giudiziarie arrivino alla fine. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino