«Solo i vaccinati possono dare le ostie»: coro di consensi dal clero nel Casertano

«Solo i vaccinati possono dare le ostie»: coro di consensi dal clero nel Casertano
Dal vescovo della diocesi di Teano-Calvi, il decreto di divieto della distribuzione della comunione da parte di sacerdoti e diaconi non vaccinati. ...

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Dal vescovo della diocesi di Teano-Calvi, il decreto di divieto della distribuzione della comunione da parte di sacerdoti e diaconi non vaccinati.

Non poteva essere diversamente per monsignor Giacomo Cirulli che prima del «don» derivatogli dalla ordinazione sacerdotale nel 1982, ha acquisito nel 1981 il «dott.» dovutogli in quanto laureato in Medicina e chirurgia all'Università di Napoli. Una disposizione, quindi, clinica associata a quella morale indicata da Papa Francesco col suo richiamo al «vaccinarsi per atto di amore».

Una riflessione da don Sergio Adimari, responsabile dell'ufficio diocesano di Caserta della Pastorale della salute. Dice: «Come parroco delle chiesa di San Bartolomeo apostolo della comunità di Centurano mi sono adeguato dall'inizio alle misure concordate dalla Cei, la commissione episcopale, e il governo quando fu decisa la riapertura delle chiese. Il divieto di somministrare il sacramento della comunione ai sacerdoti non vaccinati ha un suo rigore, forse specifico nella diocesi di Teano, che sottolinea ancora di più le raccomandazioni all'adeguamento di tutte le precauzioni utili al diffondersi dei contagi da Covid, una sottolineatura al volersi bene e voler bene a tutela della salute dei fedeli. Credo che le norme osservate da noi sacerdoti siano avvertite come vera carità sociale».



Il parere di don Battista Marello, parroco di San Ferdinando Re in San Leucio: «Giusta e doverosa la decisione di monsignor Cirulli che i consigli e raccomandazioni della Cei li ha tradotti in un decreto, strumento di concreta protezione dei fedeli che frequentano le funzioni religiose. La pratica della richiesta della certificazione verde, il Green Pass, credo che la Cei avrebbe dovuto prevederla anche se la procedura sarebbe stata macchinosa, in questo caso si sarebbe accertata la copertura vaccinale dei fedeli e anche dei celebranti».

E per sacerdoti eventualmente no-vax, come regolarsi? Don Marello: «Ricorso alla procedura previste per altre categorie, il tampone a scadenza prevista. Ma questo è un ricorso estremo, noi sacerdoti dobbiamo allinearci alle norme per la tutela della salute, non creare sospetti nei fedeli. I celebranti gestiscono l'azione liturgia dall'altare, il contatto anche se non ravvicinato con i partecipanti ai riti è costante, c'è l'omelia, la distribuzione delle ostie che vanno ai fedeli nel palmo delle loro mani ma sempre dopo li primo contatto del sacerdote con la particola. Noi sacerdoti siamo come i medici, fondamentali per la sicurezza dei fedeli. Infine non dimentichiamo che la diocesi di Caserta ha sofferto la dipartita dell'indimenticato vescovo Giovanni D'Alise, il 4 ottobre 2020 fu il primo dei vescovi a essere colpito dal virus e non eravamo ancora nel regime di tutela vaccinale».

Don Antonio Di Nardo, parroco in San Benedetto: «Certe norme, anche se da ritenere sottintese, vanno richiamate, anche con divieto della distribuzione delle ostie da parte dei sacerdoti non vaccinati i quali, quindi, non dovrebbero celebrare nemmeno la messa. Io nella omelia di fine anno ho dichiarato chiaramente ai fedeli che sono vaccinato con la terza dose. In chiesa si chiede la grazia della salute ma dobbiamo infondere anche il principio che noi per primi dobbiamo aiutarci a mantenerla».

La Cei, intanto, ha aperto le iscrizioni dei corsi di aggiornamento per tutti i direttori degli uffici diocesani per la Pastorale della salute, il convegno si terrà da oggi al 12 gennaio e potrà registrare norme aggiornate.
 

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Il Mattino