Raid al bar ordinato dal figlio di Schiavone «Sandokan», preso

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Parete. Fu ribattezzata «la domenica di fuoco». Era una domenica pomeriggio, infatti, quando una spedizione punitiva degli Schiavone venne organizzata e portata a...

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Parete. Fu ribattezzata «la domenica di fuoco». Era una domenica pomeriggio, infatti, quando una spedizione punitiva degli Schiavone venne organizzata e portata a compimento contro il bar in cui si incontravano i figli del boss del clan dei Casalesi, Francesco Bidognetti: il bar «Penelope» di Parete, a un passo dalla caserma dei carabinieri. Cinque ragazzi provenienti da Casal di Principe picchiarono alcuni clienti e sfasciarono il locale impugnando mazze da baseball. La sera prima, stando ad alcune indiscrezioni, uno dei figli del boss Francesco Schiavone «Sandokan», durante una festa a casa di un medico, sempre a Parete, litigò con alcuni ragazzi. Venne ferito in maniera lieve, ma l'affronto non poteva restare impunito. Così, il gruppo di presunti «bulli» al servizio degli Schiavone fece irruzione al «Penelope». In risposta al raid al bar di Parete, alcuni affiliati ai Bodognetti distrussero il bar di Casal di Principe frequentato da Nicola Schiavone, il primo dei sette figli del capoclan ergastolano Francesco «Sandokan». 


Oggi, è stato arrestato un componente del commando che assalì il bar «Penelope» nel 2005. Deve scontare tre anni, due mesi e 25 giorni di carcere ed è stato arrestato a Frosinone dagli uomini della squadra mobile di Caserta e Frosinone: si tratta di Mario Barallo, alias «O'Spagnuolo» di 34 anni di Villa Literno, ma residente a Casal di Principe. E' accusato di lesioni personali, minacce, danneggiamenti e porto abusivo di armi, il tutto aggravato dal metodo mafioso. Barallo, considerato fiancheggiatore del clan dei Casalesi, fazione Schiavone, è ritenuto un uomo di fiducia di Nicola Schiavone, quest'ultimo detenuto al 41 bis e accusato di un triplice omicidio commesso nel 2009. Da grande, Nicola ha deciso di prendere le redini del clan. Ma per lui si sono, dopo poco, spalancate le porte del carcere di massima sicurezza. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino