SANTA MARIA A VICO - Ormai è guerra. Un altro deposito di autocompattatori della nettezza urbana è andato in fiamme pochi minuti fa. Si tratta del deposito del...
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I SOSPETTI
Il pensiero che ci sia un’unica mano dietro ai roghi negli impianti dei rifiuti del casertano subito si è fatto spazio. Alle ore 21 di giovedì sera è scattato l’allarme allo Stir di Santa Maria: una telefonata ha avvertito i vigili del fuoco di Aversa e del comando di Caserta che era in atto un incendio nel capannone piccolo; lì si trova la frazione già triturata dei rifiuti secchi dei 104 Comuni di Terra di Lavoro. L’ipotesi principale è che qualcuno sia riuscito a entrare nella struttura cubica di colore verde con rapidità, per poi gettare benzina sulla piramide di sacchi e brandelli.
Sul posto, si sono precipitati gli amministratori del comune di Santa Maria Capua Vetere: la vicesindaco Rosida Baia e l’assessore Francesco Petrella. Ciò che colpisce è la rapidità di azione dell’unica regia che determina e sceglie i siti. Il 26 ottobre è toccato all’azienda Lea srl di Marcianise. I tecnici dell’Arpac hanno rilevato una concentrazione di diossina 160 volte superiore ai limiti di riferimento. E ieri, proprio il sindaco di Marcianise, Antonello Velardi, è intervenuto sul caso di Santa Maria: «È un altro disastro ambientale, lo Stir in linea d’aria è a neanche un chilometro di distanza da Marcianise. Speriamo bene».
A ritroso, si arriva al rogo del 23 settembre: durante la notte, nella zona Asi di Pastorano, si sviluppò un altro incendio a margine della piattaforma di stoccaggio della «Gesia» di Pastorano. E poi, riavvolgendo il nastro, si giunge ad agosto, mese in cui l’industria Ilside di Bellona ha ripreso a far sentire il suo odore con le «fumarole». Sullo sfondo, la protesta degli ambientalisti «Mai più Ilside».
IL COLLEGAMENTO
Ora, però, l’attenzione è focalizzata su Pignataro, che rischia di ospitare i due nuovi impianti di rifiuti nell’area industriale. Da una parte c’è la società Fratelli Gentile Srl che ha richiesto l’autorizzazione per la realizzazione di un impianto per il trattamento dei rifiuti pericolosi sull’Appia, nell’ex zuccherificio Kerò; dall’altra la Euthalia Srl ha avviato la procedura per installare una struttura che dovrebbe gestire ben 60mila tonnellate di organici. Il 23 ottobre, l’amministrazione aveva voluto ribadire il proprio dissenso, nominando come consulenti Antonio Marfella e Gaetano Rivezzi. E il sospetto che l’ostruzionismo alla nascita dei nuovi siti sia legato all’incendio di quelli vecchi, si fa avanti con più forza. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino