Il bimbo di marmo del Sanmartino ​riappare alla Reggia di Caserta

Il bimbo di marmo del Sanmartino riappare alla Reggia di Caserta
Poker di donne per una scoperta che è un ritrovamento. Ieri mattina alla reggia di Caserta è stata restituita al mondo un'opera di Giuseppe Sanmartino di cui si...

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Poker di donne per una scoperta che è un ritrovamento. Ieri mattina alla reggia di Caserta è stata restituita al mondo un'opera di Giuseppe Sanmartino di cui si erano perse tracce e memoria. È la scultura dell'infante Carlo Tito, primo figlio maschio di Maria Carolina d'Asburgo e Ferdinando IV di Borbone, ritratto a poche settimane dalla nascita, a grandezza naturale. Quattro donne si diceva. La committente, la regina Maria Carolina, la scopritrice Tiziana Maffei, da due anni alla guida di palazzo reale, la storica dell'arte Valeria Di Fratta, la restauratrice Anna Manzone.

Il ritrovamento nei depositi della reggia grazie all'occhio esperto e colto di Maffei. «Era di una bellezza emozionante», dice la direttrice, «una bellezza struggente, testimonianza di una fattura di alto pregio artistico». Così è iniziato lo studio per approfondirne la conoscenza e per individuare la paternità. La piccola scultura raffigurante Carlo Tito dormiente, eseguita in pietra tenera dalle venature rosate, è il modello da cui fu poi realizzata l'opera in argento come ex voto della regina all'antico convento napoletano di San Francesco di Paola, santo al quale Maria Carolina era devota. «Le cronache settecentesche», ha spiegato Di Fratta, «riportano che nel 1775, alla nascita di Carlo Tito, la regina, per la grazia ricevuta, volle far realizzare un ritratto a grandezza naturale del neonato principe ereditario che avrebbe dovuto assicurare la continuità dinastica dei Borbone sul trono di Napoli». Il piccolo però morì a 3 anni, ucciso dal vaiolo, nel casino vecchio di Vaccheria che i sovrani da quel giorno disertarono facendo riattare a San Leucio l'antica villa degli Acquaviva: «Maria Carolina volle che il ritratto fosse eseguito dal primo scultore del regno, Giuseppe Sanmartino, artista di gran fama, autore del Cristo Velato della cappella di Raimondo di Sangro, principe di Sansevero».

Lo straordinario rinvenimento ha visto per mesi Di Fratta fare ricerche negli archivi per trovare la conferma della paternità, supportata dalla supervisione di Maffei. La ponderosa biografia di Sanmartino scritta da Elio Catello ne registra la realizzazione ma considera perduta l'opera. Un lavoro certosino e di grande rigore scientifico, fatto anche di analisi e confronti con alcune statue realizzate per diverse chiese napoletane da Sanmartino, ha trovato poi definitiva conferma dell'attribuzione nella lettura degli antichi inventari postunitari della reggia, che riportano, accanto alla descrizione della statua «Bambino dormiente», proprio il nome di Sanmartino. La scultura del real infante Carlo Tito di Borbone, risulta presente nelle collezioni della reggia di Caserta almeno dal 1879.

«Il patrimonio della reggia», ha sottolineato Tiziana Maffei, «ha ancora tanto da svelare. La riorganizzazione degli spazi, anche quelli non destinati al pubblico, offre nuove ed importanti possibilità di conoscenza del complesso vanvitelliano». Il restauro sull'opera «sarà un intervento non invasivo», ha assicurato Anna Manzone: «Sarò affiancata da un restauratore con esperienza trentennale grazie al contributo dell'associazione Amici della reggia di Caserta e nelle indagini diagnostiche dal dipartimento di Scienze chimiche della Federico II». Domani la scultura sarà esposta nella cappella palatina in occasione della Giornata nazionale degli amici dei musei e sarà ripresentata al pubblico, dopo il restauro, in una mostra nel periodo natalizio.

«Ci vuole un grande progetto per la reggia, per gli aspetti più complessi e critici, come fatto per Pompei: dal personale ai problemi di manutenzione di un parco tra i più straordinari d'Europa», ha detto intervenendo in streaming il direttore generale Musei del ministero della Cultura, Massimo Osanna.

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Il Mattino