Reggia, luci sulle visite «abusive» gestite dalle associazioni

Reggia, luci sulle visite «abusive» gestite dalle associazioni
La fine dell'era Felicori e l'ingresso a Palazzo Reale di Lampis sarebbe passata quasi inosservata se il primo atto del direttore ad interim non fosse stato quello di...

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La fine dell'era Felicori e l'ingresso a Palazzo Reale di Lampis sarebbe passata quasi inosservata se il primo atto del direttore ad interim non fosse stato quello di stracciare la convenzione che, più di tutte, ha caratterizzato la gestione bolognese del sito Unesco. Quella delle aperture dei Martedì, sospesa e rinviata a data da destinarsi, per non meglio precisati chiarimenti in corso. L'altolà che tanta indignazione ha scatenato a Caserta, da qualche giorno ha un perché. Nell'ambito dell'inchiesta sugli eventi, sono stati ascoltati i funzionari del Ministero che collaborano con il direttore Lampis ed è stato chiesto loro il motivo della drastica scelta di annullare i Martedì. Ed è emerso che la convenzione stipulata tra la Reggia e le associazioni era fortemente sbilanciata a vantaggio delle seconde e che, addirittura, alcune associazioni avrebbero sbigliettato non solo per gli spettacoli, ma anche per gli ingressi agli Appartamenti reali, gestendo di fatto una sorta di giro di visite «private» e senza dare conto, economicamente, alla Soprintendenza autonoma.

 
Se il numero di indagati nell'inchiesta sulla «cricca» di ditte ammesse a Palazzo per gli eventi è ancora fermo a due, aumentano gli aspetti sui quali la magistratura sta focalizzando la propria attenzione. Non solo favori ad aziende amiche, non solo pressioni per favorire i professionisti incaricati a confezionare le documentazioni utili per il nulla osta a organizzare spettacoli nel sito, - sono le ipotesi dei pm - ma anche accessi «abusivi» in Reggia, pagando non il Museo, ma le associazioni. Secondo quanto è trapelato, tra i motivi che hanno indotto Lampis a interrompere i Martedì ci sarebbe quanto emerso dallo studio dello schema di convenzione stipulato tra l'amministrazione della Reggia di Caserta e le associazioni coinvolte nei Martedì stessi. È saltato fuori che, a fronte del solo pagamento del canone previsto per gli eventi, alcune delle associazioni hanno sbigliettato per le visite negli Appartamenti. Si sono, quindi, sostituite al Museo-sito Unesco, «vendendo» i ticket e incassando per intero il ricavato. A coloro che hanno assistito agli spettacoli che si sono tenuti nel corso del 2018, di martedì, sarebbe stato concesso di apprezzare il favoloso palazzo reale di Caserta come in visita «privata». Senza la ressa dei giorni di apertura. E dietro pagamento. E, come se non bastasse, da un punto di vista economico, per la Reggia, l'operazione non sarebbe fruttata neanche il becco di un quattrino. Ma ha, probabilmente, contribuito alla crescita da record del numero di visitatori, un exploit tale che, a metà 2018,il Palazzo Reale di Caserta aveva superato addirittura gli Uffizi. Numeri buoni per le statistiche e per le carriere. Ora oggetto di scenari tutti da approfondire, sotto il profilo penale, con gli inquirenti intenti a studiare i documenti acquisiti dai carabinieri nei mesi scorsi, quando, dopo il furto degli ex voto dalla mostra Terrae Motus, è squillato il campanello d'allarme che ha innescato le verifiche e portato all'apertura del fascicolo d'indagine. Che ha un duplice binario. Uno riguarda la sicurezza del sito nel corso degli eventi, l'altro le presunte pressioni esercitate da alcuni dirigenti del Museo sulle associazioni impegnate nei Martedì, pressioni che sarebbero state finalizzate a favorire una sorta di «cricca» di ditte, incaricate, prima e dopo ogni spettacolo, alle operazioni di allestimento e di pulizia.


Al momento gli avvisi di garanzia spediti dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere sono due: li hanno ricevuti i funzionari addetti alla sicurezza e alla valorizzazione. Ma il numero di indagati è destinato ad aumentare alla luce di quanto sta emergendo nel corso degli accertamenti. Ché, ipotizzano i pm coordinati dal procuratore Maria Antonietta Troncone, c'è stata una serie di abusi. E la cattiva gestione della sicurezza durante le aperture straordinarie e per l'organizzazione degli spettacoli ha cagionato più d'un danno alla Reggia. Furti concomitanti con gli eventi, danneggiamenti durante gli allestimenti, fotografi a cavallo dei leoni dello Scalone; piccoli-grandi imbarazzanti episodi che hanno finito per attirare l'attenzione degli investigatori Che ora intendono vederci chiaro, nell'interesse di un bene che appartiene allo Stato, prima di appartenere alla città di Caserta, e al mondo intero. Non è escluso che ci sia stata solo grande disattenzione, ma è chiaro che se si fosse impiegata, nella gestione degli eventi, la stessa energia usata per trasferire mediaticamente la lotta per il decoro del sito, con le guerre aperte ai tuffi proibiti nella Peschiera, ai pic nic sull'erba dei Giardini Inglesi, solo per citarne un paio, la Reggia non sarebbe, oggi, al centro dell'ennesimo, evitabile, scandalo. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino