Reggia di Caserta, la firma segreta di Vanvitelli: «Così ho scoperto la sua sagoma sul torrione»

Reggia di Caserta, la firma segreta di Vanvitelli: «Così ho scoperto la sua sagoma sul torrione»
«C'è la firma di Luigi Vanvitelli sulla reggia di Caserta. Basta vederla dall'alto: è sua la silhouette scavata all'interno del capolavoro»....

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA FLASH
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
«C'è la firma di Luigi Vanvitelli sulla reggia di Caserta. Basta vederla dall'alto: è sua la silhouette scavata all'interno del capolavoro». Lo afferma Gianni Di Dio, architetto sessantaduenne di Marcianise sin da studente impegnato in ricerche storiche sulla Campania raccolte nella sua biblioteca che conta oltre 20.000 volumi.




Come è arrivato a formulare questa ipotesi?
«Nel tentativo di dare una risposta a un altro interrogativo da tanti, troppi anni caduto nel vuoto, ovvero perché Vanvitelli ha deviato l'asse principale della sua opera, il viale della reggia. Innumerevoli volte mi sono così arrampicato sul torrione, una piccola caverna, situata in cima alle cascate del parco dal quale si può ammirare uno spettacolare paesaggio: il giardino del re è sempre stato per me una palestra fisica e soprattutto culturale per comprendere bene tutto il complesso architettonico vanvitelliano. Ma non è stata una rivelazione immediata».

Ma poi ha tratto le sue conclusioni.
«Ci sono tornato diverse volte, a partire dagli anni Ottanta, e dalla cima ho innanzitutto compreso il motivo per cui l'architetto dei Borboni non ha orientato l'asse della composizione della sua opera in perfetta direzione Nord-Sud, deviandolo di circa tre gradi verso Sud-Ovest, per non danneggiare quella sensazione di piacevole sollievo nel seguire la linea dell'orizzonte tesa fino a Napoli. Da quel punto è possibile spaziare nell'infinito: modificando le coordinate, lo sguardo si sarebbe altrimenti infranto contro i promontori di Capri o della penisola sorrentina».

E ha notato la «firma».
«Questo solo poco tempo fa. In una delle mie ultime arrampicate al torrione, ora chiuso per lavori, mi sono imbattuto in un'abbagliante sagoma rimasta in ombra per due secoli, nonostante splendesse, per effetto del contrasto tra il buio della grotta e il bagliore della luce esterna. E ho messo a fuoco il profilo di Vanvitelli».

Come fa a essere certo che sia lui e non una suggestione?
«Il profilo delinea chiaramente i contorni di un personaggio in abiti settecenteschi: io ritengo che si tratti della silhouette dello stesso Luigi Vanvitelli che, con la sua sapienza pitagorica, ha voluto tramandare ai posteri una sua presenza nel luogo più caro. Ma sono arrivato a questa valutazione solo dopo una attenta riflessione: al primo impatto ho pensato fosse la sagoma di un re Borbone».

Perché ha scartato l'altra ipotesi?
«In questo caso l'ingegnosità dell'architetto-artista sarebbe stata certamente già allora resa nota dall'autore; mentre il dettaglio è stato tenuto nascosto per ovvie ragioni».

Per quale motivo?
«Mai un sovrano avrebbe permesso un segno così forte ed emblematico, nel punto più rappresentativo di tutto il complesso borbonico, se non fosse stato un simbolo della casa reale».

Sono passati esattamente 320 anni dalla nascita di Vanvitelli.
«E ora emerge che, a dominare dall'alto tutto il complesso urbanistico e architettonico, non c'è una rappresentanza borbonica ma l'immagine dello stesso architetto di corte».

Ha informato la direttrice della reggia di Caserta, Tiziana Maffei?
«Non ancora».

Perché no?
«Ho preferito parlarne prima con Il Mattino con l'intento di aprire un dibattito pubblico in modo che tutti possano esaminare il caso e dare un contributo. Anzi, invito studiosi, turisti e visitatori della Reggia a farlo, appena possibile, andando anche sul posto a vedere per capire: quella sagoma potrebbe diventare una nuova attrazione».

Quale significato attribuisce alla rappresentazione?
«Dominare con la propria icona non solo la reggia ma il cuore del regno di Napoli, senza che nessuno se ne accorgesse, ritengo sia stato un modo geniale, escogitato dall'architetto per lasciare la propria firma in calce al suo capolavoro. Un segno forte, carico di valenze, anche spirituali, proprio come il progetto commissionatogli da Carlo III».

Quel profilo resta comunque avvolto nel mistero.
«Sì, a differenza delle statue di marmo collocate nell'intero complesso, la misteriosa immagine emerge dalla cavità di una nicchia senza fondo: la figura bifronte si sprigiona dal vuoto, sospesa tra il bagliore del sole e il buio della grotta, quasi a simboleggiare uno spirito invisibile, appeso in eterno tra la vita e la morte. E non solo».

Le sue ricerche proseguono?

«L'immagine appare con sfumature diverse durante il corso delle stagioni, e non è da escludere che, in un determinato giorno dell'anno, possa riservarci qualche inaspettata sorpresa perché no: legata all'astronomia».  Leggi l'articolo completo su
Il Mattino