10 anni dalla strage Castel Volturno, cristiani e musulmani contro i clan

10 anni dalla strage Castel Volturno, cristiani e musulmani contro i clan
Ore 19.50, si segnalano colpi d'arma da fuoco esplosi a Baia Verde. C'è un uomo disteso a terra privo di vita in una sala giochi. Ore 21.10, si segnalano altri...

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Ore 19.50, si segnalano colpi d'arma da fuoco esplosi a Baia Verde. C'è un uomo disteso a terra privo di vita in una sala giochi. Ore 21.10, si segnalano altri colpi d'arma da fuoco, questa volta esplosi a Lago Patria. E in questa circostanza ci sono più uomini distesi a terra privi di vita in una sartoria etnica e nei suoi pressi. Attimi terribili.


Correva l'anno 2008, era la sera del 18 settembre, il giorno più cupo per l'anomala area domiziana. Giorno che ha rappresentato lo spartiacque del periodo del terrore che ha tenuto piegata per troppo tempo la dignità dell'area domiziana, fiaccata dallo strapotere criminale di una banda di balordi agli ordini del killer cosiddetto cieco Peppe Setola.
 
Prima del 18 settembre 2008 a Castel Volturno in solo 10 mesi c'erano già stati nove agguati , con dieci morti ammazzati e quattordici persone ferite. Ma le istituzioni pubbliche non davano l'impressione di impegnarsi in maniera decisa per contrastare quei fenomeni. E chi non era d'accordo con quelle che in assenza dello Stato erano di fatto diventati i padroni della zona, veniva ucciso. Così come capitato fra gli altri a Mimmo Noviello, gestore di una scuola guida, e a Raffaele Granata, papà del titolare del lido la Fiorente, caduti sotto iL piombo rispettivamente a maggio e a luglio dello stesso anno. Ma il 18 settembre non poteva passare inosservato.

I morti dei due agguati avvenuti quasi in contemporanea furono addirittura sette (più un ferito), che sommati ai precedenti aveva portato le vittime della camorra a diciassette; decisamente troppe per un centro relativamente piccolo che conta 25mila abitanti. Insomma, numeri sballati, da conflitto bellico.


Così, la morte del gestore della sala giochi di Baia Verde, Antonio Celiento, e degli immigrati centroafriccani freddati nella sartoria Ob Ob Exotic Fashion, fecero da sveglia per uno Stato che finalmente intervenne per debellare l'ala criminale della camorra. 10 anni dopo, domani, Castel Volturno non può non ricordare quel giorno. Soprattutto, non può non commemorare quelle vittime. Il centro sociale ex Canapificio, con il sostegno dei missionari comboniani, del centro Fernandes e dell'ammministrazione del centro domiziano ha organizzato una singolare giornata della memoria, coinvolgendo nell'evento le scuole della costa, affinché i giovani siano consapevoli degli errori fatti in passato, con la speranza non siano ripetuti. il programma parte alle 9 nei pressi del municipio. alle 12, invece, la carovana degli organizzatori e partecipanti si sposta all'esterno della ex sartoria. Di fronte a quella saracinesca chiusa da dieci anni sarà recitata una preghiera interreligiosa, sia cristiana, sia musulmana. Perché a Castel Volturno, come in qualsiasi altro luogo è vietato dimenticare.
 
 
 
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Il Mattino