Rischio incendi, il sindaco chiude il monte e scatta la rete contro i roghi «fai da te»

Rischio incendi, il sindaco chiude il monte e scatta la rete contro i roghi «fai da te»
Guerra vera agli incendi. Gli agricoltori, i residenti e le aziende zootecniche si organizzano. Hanno un obiettivo comune: «Colpire e fermare i piromani, gli speculatori,...

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Guerra vera agli incendi. Gli agricoltori, i residenti e le aziende zootecniche si organizzano. Hanno un obiettivo comune: «Colpire e fermare i piromani, gli speculatori, soprattutto bonificare le aree collinare abbandonate e spegnere i roghi subito dopo l'innesco». È la concreta «lotta preventiva agli incendi fai da te»: avviata e già completata la pulizia del sottobosco, di parte degli alberi della forestale che circondano il Santuario di S.Michele, e di tutte le aree collinari confinanti con le abitazioni del centro storico pedemontano (quartiere medioevale dei Formali), con aziende zootecniche con più di 50 capi di bestiame e il santuario del San Salvatore. Altro che vincoli ambientali imposti dal comune, e già da otto anni sottoposti a riqualificazione: sono state costruite strade tagliafuoco, muretti a secco contro l'avanzata della fiamme, rimossi cespugli, aree incolte e sterpaglie a rischio.

Costruito un sistema naturale di protezione e sbarramento a tutela di quattro ettari di bosco ceduo, otto ad oliveto e tutti i fondi collinari confinanti con le abitazioni del centro storico pedemontano. Eliminate tutte le cause di potenziali inneschi a difesa di otto anni di riqualificazione agricola dei versanti collinari. E ora i coltivatori e allevatori presentano il conto e una denuncia: «Non mancano i sistemi di prevenzione e controllo naturali spiega l'allevatore Giuseppe Riccio- manca la cura perenne della aree collinari. Non a caso, vanno a fuoco, sempre e solo i terreni privati e demaniali, dove non sono rimosse mai per tutto l'anno, le sterpaglie e rovi. Diversamente, le fiamme sarebbero state confinate e mai avrebbero superato le barriere delle strade antincendio». Secondo una nota diramata dalla Cicc (Costituente italiana coltivatori campani) «nulla è solo frutto del caso e dell'arsura della stagione estiva». Giuseppe Riccio, agricoltore e allevatore di Maddaloni Superiore, insiste: «Sono vani gli sforzi di preservare i terreni collinari, e quindi di far rinascere l'agricoltura, solo dove domina l'abbandono e il degrado». La denuncia della Cicc, Siaab, Altra Agricoltura e Feagri è «contro i proprietari l'abbandono dell'area fortificata del castello e di alcuni terreni privati che sono diventati ricettacolo di sterpaglie». E là dove la tutela attiva non riesce a decollare, gli agricoltori invocano i divieti e i vincoli per il «blocco per anni dell'utilizzo dei soprassuoli interessati dagli incendi». Insomma, incendiare deve diventare un pessimo affare. Detto e fatto.

Il sindaco Andrea De Filippo ha rinnovato due ordinanze. La prima: «Tutti i suoli percorsi dal fuoco dovranno rimanere inalterati per i prossimi 10 anni». In aggiunta, non potranno avere una destinazione diversa da quella preesistente agli incendi per almeno 15 anni. Per 10 anni, invece, sarà vietata pure la realizzazione di edifici e opifici. Là dove c'è solo cenere, quindi dappertutto, «sono vietate per 5 anni le attività di rimboschimento e d'ingegneria ambientale sostenute con risorse finanziarie pubbliche». La seconda ordinanza riguarda la chiusura del castello e dell'area fortificata. Troppi rischi a causa del «pericolo crollo (manufatti e costoni rocciosi) anche sulle aree residenziali». Su impulso della Procura della Repubblica, interdetti ancora gli «accessi, ancora aperti, per i monumenti» con l'ordine di realizzare «interventi di eliminazione di tutti i pericoli derivanti dai crolli dei monumenti degli edifici limitrofi».

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Il Mattino