Caserta: San Sebastiano senza chiesa, patrono «ospite» di Sant'Anna

Caserta: San Sebastiano senza chiesa, patrono «ospite» di Sant'Anna
Si celebrerà nel Santuario di Sant'Anna, il prossimo 20 gennaio, la messa celebrativa del santo patrono di Caserta che lo è anche del corpo di polizia...

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Si celebrerà nel Santuario di Sant'Anna, il prossimo 20 gennaio, la messa celebrativa del santo patrono di Caserta che lo è anche del corpo di polizia municipale. San Sebastiano, patrono di Caserta dal 1113, sarà ospite della compatrona che lo affianca dal 1983 nella protezione della città e dei cittadini, una parte soltanto dei quali ancora si duole del fatto che la chiesa dedicata al Martire sia chiusa dall'agosto 2019 per causa dichiarata di lavori di piccola entità da eseguire nella sacrestia, mai eseguiti e quindi portale sbarrato alla comunità dei parrocchiani.

La messa per i vigili urbani sarà celebrata da don Salvatore Frendo, sacerdote di origine maltese poco più che ottantenne che della centralissima chiesa pochi metri da piazza Dante e all'inizio di via Mazzini è stato parroco dal 1988 al 2016, ventotto anni vissuti in sintonia con la popolosa comunità che lo aveva accolto con simpatia. Nessun altro sacerdote disponibile, dalla mattinata il clero cittadino sarà infatti occupato nei preparativi di accoglienza del nuovo vescovo, sua eccellenza Pietro Lagnese che prenderà possesso della Diocesi col solenne ingresso fatto coincidere con la ricorrenza del santo patrono, la cui chiesa circostanza certamente sconcertante è chiusa da due anni senza provvedimenti necessari per la riapertura e per la nomina di un nuovo parroco dopo il pensionamento di don Elio Rossi succeduto a don Salvatore Frenda.

Funzioni religiose trasferite, come le attività amministrative parrocchiali, nella Cattedrale che non è lontana ma che sconcerta i parrocchiani della San Sebastiano per il protrarsi della emigrazione. Intorno alla chiesa del patrono, inizialmente dedicata nel XIII secolo a Sant'Agostino per la presenza dei Romitani scalzi, nel XVII secolo occupata dalle Monache Domenicane di clausura e dal 1925 eretta parrocchia, confluiscono le strade più antiche della città parte del corso Trieste e via Battisti, il reticolo che fanno da raggiera alla Reggia, col Rione Santella.
Tutto questo è sintetizzato nella lapide alla facciata della chiesa, trionfo di titoli di cui la città si fregia e mortificazione per una identità sottratta ai parrocchiani.
Sergio D'Alessio è uno dei tanti del Rione Santella che sta per la contrazione di Sant'Elena dalla chiesetta oggi rudere che sta a un passo dal palazzo reale, per oltre trent'anni è stato organista nella chiesa in cui è stato battezzato, ha ricevuto la prima comunione e la cresima e si è sposato. «Il dispiacere per la perdurante chiusura della chiesa patronale è grande e della nostra intera comunità dice ; sulla tastiera dell'organo stanno ancora i miei spartiti musicali di cui avrei urgente necessità e che non posso recuperare. Ma questo è il meno, grande il dispiacere della identità parrocchiale persa. Ci sono intere famiglie devote a San Ciro e alla Madonna delle Grazie che nella chiesa hanno raccolto preghiere di migliaia di casertani».


Un secondo aspetto lo sottolinea Bartolomeo Farina, un santellianoche seppure operando da ottico all'altro capo della città, si sente sempre legato a filo doppio con la parrocchia: «Nella chiesa di San Sebastiano dice hanno fatto sempre sosta per la vestizione i vescovi al loro primo ingresso in città, la chiesa centralissima favoriva la circostanza assieme all'omaggio al santo patrono. A nome dei parrocchiani sento di rivolge un accorato e rispettoso appello a sua eccellenza Pietro Lagnese di favorire la riapertura della casa del patrono».
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Il Mattino