A dispetto di arresti e pentimenti, il clan Belforte di Marcianise continuava a gestire la fiorente attività di spaccio di droga nel vicino comune di Maddaloni, potendo...
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L'inchiesta è partita dopo l'omicidio maturato proprio nel contesto dello spaccio di droga di Daniele Panipucci, ucciso il 25 maggio del 2016 a Maddaloni con un colpo di pistola alla testa; per il delitto furono poi arrestati nel febbraio 2017 Antonio Esposito, Domenico Senneca e Antonio Mastropietro. Dalle indagini sul delitto e dal processo tuttora in corso è emerso che Panipucci fu ucciso perché non comprava più la droga da Esposito e Mastropietro. Questi ultimi, già allora era ritenuti elementi del clan Belforte. L'ordinanza eseguita oggi conferma il loro ruolo apicale come reggenti nella città di Maddaloni della storica cosca casertana; prima Esposito, quindi Mastropietro, hanno gestito la vendita della droga, ricevendo dai pusher, ogni settimana, una tangente dai 300 ai 500 euro.
Epicentro della spaccio di cocaina, hashish e altro stupefacente, erano le palazzine Iacp di via Feudo, dove operavano i gruppi facenti capo a Fabio Romano (finito in carcere), alla famiglia Gagliardi/Bernardi e alla famiglia Zampella/Stefanelli, nel quale rivestiva un ruolo centrale il 19enne Aniello Zampella, all'epoca dei fatti minorenne (aveva 16 anni), colpito da un provvedimento restrittivo emesso dal Tribunale per i Minorenni di Napoli. Altro gruppo attivo, è emerso, era quello di Antonio Padovano (condotto in cella), che nonostante fosse ai domiciliari spacciava con l'aiuto dei familiari, in particolare la moglie, all'epoca incinta, della sorellastra, della nipote minorenne e del suo fidanzato. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino