Maddaloni: smantellata la rete dello spaccio ​del clan Belforte, 19 arresti

A dispetto di arresti e pentimenti, il clan Belforte di Marcianise continuava a gestire la fiorente attività di spaccio di droga nel vicino comune di Maddaloni, potendo...

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A dispetto di arresti e pentimenti, il clan Belforte di Marcianise continuava a gestire la fiorente attività di spaccio di droga nel vicino comune di Maddaloni, potendo contare, in particolare nel rione Iacp, su numerosi gruppi di pusher facenti capo a distinti nuclei familiari, un'autentica base di spaccio ad imitazione di quelle napoletane. Lo ha accertato l'indagine della Dda di Napoli e della Squadra Mobile di Caserta che ha portato oggi all'esecuzione di 19 ordinanze di custodia cautelare, sedici in carcere e tre ai domiciliari, a carico dei capozona del clan e degli spacciatori. I provvedimenti sono stati emessi dal Gip di Napoli. 

 
L'inchiesta è partita dopo l'omicidio maturato proprio nel contesto dello spaccio di droga di Daniele Panipucci, ucciso il 25 maggio del 2016 a Maddaloni con un colpo di pistola alla testa; per il delitto furono poi arrestati nel febbraio 2017 Antonio Esposito, Domenico Senneca e Antonio Mastropietro. Dalle indagini sul delitto e dal processo tuttora in corso è emerso che Panipucci fu ucciso perché non comprava più la droga da Esposito e Mastropietro. Questi ultimi, già allora era ritenuti elementi del clan Belforte. L'ordinanza eseguita oggi conferma il loro ruolo apicale come reggenti nella città di Maddaloni della storica cosca casertana; prima Esposito, quindi Mastropietro, hanno gestito la vendita della droga, ricevendo dai pusher, ogni settimana, una tangente dai 300 ai 500 euro.


Epicentro della spaccio di cocaina, hashish e altro stupefacente, erano le palazzine Iacp di via Feudo, dove operavano i gruppi facenti capo a Fabio Romano (finito in carcere), alla famiglia Gagliardi/Bernardi e alla famiglia Zampella/Stefanelli, nel quale rivestiva un ruolo centrale il 19enne Aniello Zampella, all'epoca dei fatti minorenne (aveva 16 anni), colpito da un provvedimento restrittivo emesso dal Tribunale per i Minorenni di Napoli. Altro gruppo attivo, è emerso, era quello di Antonio Padovano (condotto in cella), che nonostante fosse ai domiciliari spacciava con l'aiuto dei familiari, in particolare la moglie, all'epoca incinta, della sorellastra, della nipote minorenne e del suo fidanzato.​ Leggi l'articolo completo su
Il Mattino