Sogesa, ultimatum e minacce: «Via i disoccupati o licenzio tutti»

Sogesa, ultimatum e minacce: «Via i disoccupati o licenzio tutti»
Cantieri blindati. Da ieri mattina, un cordone di carabinieri, polizia e guardia di Finanza ha messo fine alla lotta sui cantieri contesi e alla guerra dei poveri: operai da sei...

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Cantieri blindati. Da ieri mattina, un cordone di carabinieri, polizia e guardia di Finanza ha messo fine alla lotta sui cantieri contesi e alla guerra dei poveri: operai da sei mesi senza lavoro contro operai appena occupati. Da 10 giorni, i 54 edili esclusi dal piano di reintegro occupazionale (personale collocato in disoccupazione e in Naspi) con un presidio permanente, bloccano l'unico cantiere ancora attivo. E da 10 giorni le attività edilizie sono sospese. L'esasperazione è forte perché non si sono fatti progressi significativi sul calendario di riassunzione e ritorno al lavoro, nonostante i tavoli istituzionali con il sindaco di Maddaloni e le consultazioni tra le segreterie provinciali di Fillea-Cgi, Filca-Cisl, Feneal-Uil, Ugl con la aziende titolari di commesse (Segesa, Gnarra Costruzioni, Calbit, Cacem e Temar del gruppo Edimo). Così, un irrisolto problema imprenditoriale e sindacale si è trasformato in un problema di ordine pubblico. Lo stallo è diventato insostenibile. Tanto che la Sogesa, affidataria dei lavori paralizzati dalla protesta, ha segnalato i «gravi fatti» alle autorità competenti investendo il Prefetto. I blocco a oltranza, ha «fortemente leso l'attività imprenditoriale e la prosecuzione della stessa».

 
La contrapposizione operai contro operai rischia di generare danni economici. Perdurando l'atteggiamento ostativo degli edili disoccupati, indifferenti alla disponibilità dell'azienda di procedere all'ampliamento di organico in caso di nuovi affidamenti, la Sogesa ha annunciato la «risoluzione del contratto di appalto e licenziamento delle 12 unità in organico». Proposito che si concretizzerà da oggi se l'«azione di forza non dovesse cessare». Tanto premesso, ieri mattina, le maestranze, l'area cantiere e il capannone in costruzione sono finiti sotto scorta. Per l'intera giornata i blindati delle forze dell'ordine hanno garantito il regolare svolgimento dei turni di lavoro. E oggi si replica. È affidata, ancora alle forze dell'ordine non solo la tutela dell'ordine pubblico ma anche una funzione di supplenza istituzionale. In assenza di risposte sindacali, istituzionali e imprenditoriali hanno svolto pure la mansione aggiuntiva di assistenti sociali raccogliendo le lamentele degli edili esclusi da qualsiasi forma, al momento, di turn over occupazionale.


Il problema vero è che non esiste una soluzione immediata: a complicare i piani di riassunzione a scaglione del personale sono gli effetti dell'inchiesta sulle società collegata all'azionista di maggioranza dell'Interporto Sud Europa (Ise). Pertanto, il calendario di «consultazioni occupazionali», voluto dai sindacati, hanno prodotto solo accordi per assunzioni a tempo determinato di sei unità. «È slittato il confronto con l'Edimo spiega Andrea Martiniello, segretario provinciale della Feneal-Uil- ovvero con l'azienda che costruirà il grande capannone a Maddaloni) che potrebbe assumere circa 20 unità». Edimo, che già ha avviato la preparazione del cantiere, disposto l'acquisto e lo stoccaggio dei materiali, ha chiesto una decina di giorni di attesa per verifiche contabili e burocratiche. «Da qui discende conclude Martiniello- la paralisi e l'impossibilità di dare risposte per una piattaforma occupazionale in previsione della scadenza degli ammortizzatori sociali». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino