Settembre al borgo, sul castello che fu svelato cala una cortina di oblio

Settembre al borgo, sul castello che fu svelato cala una cortina di oblio
Compie cinquant'anni il Settembre al borgo e altrettanti ne ricorrono da quando ciò che restava del castello di Casertavecchia fu portato alla luce, disvelato da rovi e...

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Compie cinquant'anni il Settembre al borgo e altrettanti ne ricorrono da quando ciò che restava del castello di Casertavecchia fu portato alla luce, disvelato da rovi e vegetazione selvatica che per anni avevano ammantato le vestigia alla base della Torre dei Falchi che vi svettava. Era l'autunno del 1972, il complesso archeologico medievale quasi si propose da solo a diventare, negli anni successivi, teatro, la suggestione delle antiche mura a far da quinte scenografiche per tutto quel che il Settembre al borgo offrì in arte, musica, teatro, danza e il resto della bellezza culturale finché si poté. Quest'anno però il castello resta chiuso, inutilizzabile per gli spettacoli, a rovinare quel miracolo di 50 anni in attesa di un piano di manutenzione.

La ricorrenza della rinascita del castello merita altrettanta celebrazione, per ricordare chi ne fu promotore e le decine di giovani convenuti per alcuni anni da tutta Europa per partecipare ai campi di lavoro che portarono alla rinascita di tanta antichità. Il nome, Roberto Forlani, un casertano di quelli che una ne pensava e mille ne faceva, funzionario della Scuola superiore di pubblica amministrazione, inventò il Servizio volontariato giovanile antesignano della Protezione civile nazionale, animatore di campi di lavoro studenteschi, sul suo bavero la Commenda conferitagli dal presidente della Repubblica, le medaglie di una famiglia bella di figli contrammiraglio, prefetto, artista e letterato, i maschi; insegnanti le femmine e l'accorato e riconoscente ricordo per quanti lo coltivano e in quanti andrebbe ravvivato.  

A oggi nessun segnale di una commemorazione che andrebbe fatta perché Roberto Forlani, il suo esempio, le sue opere lo meritano. Alcune estati sotto il sole rovente, sulla collina di Casertavecchia giovani a diserbare, a salvare mura diventate merletti di parietaria, a circoscrivere la base della grande torre che poté così diventare qualche tempo dopo la Torre d'Europa, il mastio medievale più alto vincendo la competizione che Roberto Forlani aveva intrapresa con la Torre di Costanza di Aigues Mortes in Francia. A lavori ultimati, era l'ottobre del 1972, il capo del Servizio volontariato giovanile inviò un dettagliato dossier alla direzione centrale della Antichità e Belle arti dipendente dal ministero della Pubblica istruzione, ecco cos'hanno fatto i giovani di Caserta con amici venuti da tutta Europa. Il 27 ottobre 1972, il direttore generale Carlo Ceschi, venuto in visita a Casertavecchia, scriveva: «Quello che era un rudere impraticabile ed escluso dall'interesse degli uomini è oggi visitabile e godibile dal visitatore che può aggirarsi tra le mura scurite dai secoli dominate dalla torre severa e ammonitrice. Tutto questo ci è donato dai giovani di tanti Paesi che si sono avvicendati in comunità serena e felice, chiamati a vivere giorni di fatica, l'uno accanto all'altro, senza altro compenso all'infuori della soddisfazione di un dovere compiuto verso gli altri, verso la Storia e per le generazioni future». 

Ammirata e commossa anche Margherita Asso, ispettrice sovrintendente già a Caserta, Napoli, Venezia, incaricata dell'alta sorveglianza dei ruderi di Casertavecchia, scriveva il 29 ottobre 1972 a proposito del restauro che definiva «atto d'amore»: «Un campo di lavoro in un monumento assume un significato particolare che va oltre quello, già di per sé nobile, di servizio per l'umanità e l'altro di volontà di fratellanza tra giovani di nazionalità diverse, un significato particolare e bellissimo che è legato alla natura stessa del monumento o un'opera d'arte: essa è un soffio del divino, è qualcosa che Dio ha dato all'uomo come un lembo del paradiso che , in terra, lo lega al paradiso».

Siamo nel settembre 2022: Il Castello, «lembo di paradiso», è inagibile da alcuni mesi e quest'anno non ha potuto fare da teatro al Settembre al borgo.

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Il Mattino