Il freddo gelido della notte. La pioggia a gocce taglienti come schegge di vetro. Il citofono muto, la chiave a vuoto nella toppa. La telefonata ai carabinieri. I vicini di casa...
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Il corpo di Franco Sorbo era disteso ai piedi del letto matrimoniale. Teresa Cotugno, sua moglie, il piumone tirato fin su al petto, la schiena sui cuscini, seduta come a guardare la tv. Ma il suo sguardo era già fisso nel vuoto della morte, un rivolo di sangue dalla tempia destra. Due chiazze all’altezza del seno. Annamaria è riuscita a entrare in quella stanza e si è imbattuta in quella immagine agghiacciante che i carabinieri hanno cercato di impedirle di vedere. Non la dimenticherà mai più. Si è accasciata, la giovane sarta, ha cercato di scacciare dalla testa quella visione orribile anche per tutto il tragitto che va da casa sua a casa della nonna materna, dove un medico ha dovuto sedarla. Prima di piombare in un sonno artificiale, in chissà quali incubi, la ragazza ha detto ai familiari che la mamma «è viva, è ancora viva». Choc, dolore nella fase che induce a negare la realtà.
Quando Franco Sorbo ha deciso di mettere fine alla vita della moglie e alla sua, non deve aver pensato agli effetti devastanti che quei quattro colpi di pistola avranno per sempre su ciò che resta della sua famiglia. Oltre la ragazza di ventisette anni alla quale ieri è toccata la tragica scoperta, la coppia lascia un figlio che di anni ne ha venticinque ed è arruolato volontario nell’Esercito ed è di stanza a Bologna.
Ieri all’alba i carabinieri di Santa Maria Capua Vetere hanno comunicato alla caserma dove presta servizio quanto accaduto e due superiori del ragazzo l’hanno accompagnato a casa. Si erano ripromessi di metterlo al corrente della tragedia strada facendo, ma il ragazzo si è messo a navigare su internet con il cellulare e ha saputo del dramma attraverso i social.
L’ennesima tragedia che si consuma tra le mura domestiche è chiara nella sua drammaticità. Non sembrano esserci dubbi sulla dinamica e il movente dei fatti, sebbene a parte quelle liti per ragioni inutili e spesse legate al solo tran tran domestico, nella coppia sembra non ci fossero particolari criticità. Così ha spiegato la figlia ai carabinieri, quando ancora sotto choc ha raccontato dell’ultima giornata passata con i genitori. Erano tornati dopo tre giorni di vacanza proprio sabato: il viaggio era stato organizzato per festeggiare il ventisettesimo anno di matrimonio. E ieri hanno voluto pranzare al ristorante con la loro primogenita. Al ritorno, ha detto la giovane ai carabinieri, hanno discusso, in macchina, perché «papà voleva fermarsi per strada a comprare del latte mentre mamma ha insistito per andare dritti a casa».
Si sa di questa lite e di null’altro. Intorno alle 22 la ragazza è uscita con alcuni amici. All’una del mattino è rientrata ma la porta di casa non si apriva. Ha iniziato a preoccuparsi quando si è attaccata al citofono, ma il trillare insistente non ha svegliato nessuno dentro quell’appartamento preso in affitto da qualche mese. La preoccupazione si è ben presto fatta ansia. È tornata in strada e ha chiamato i pompieri. Il resto è cronaca dell’ennesima tragedia familiare che si consuma in Italia dall’inizio dell’anno, bare di zinco portate in spalla dalla polizia mortuaria, interrogatori di parenti e amici sconvolti, ancora increduli nonostante la realtà sia rilanciata di ora in ora dai tg, dai giornali on line, dai social.
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Il Mattino