Uccise l'amico nella roulette russa, condanna dimezzata a otto anni

Vincenzo e Marco Mongillo
Non fu omicidio volontario, ma colposo. E quindi, la condanna per l'assassino è stata dimezzata. Perché Antonio Zampella non voleva uccidere l'amico, Marco...

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Non fu omicidio volontario, ma colposo. E quindi, la condanna per l'assassino è stata dimezzata. Perché Antonio Zampella non voleva uccidere l'amico, Marco Mongillo, ma con quella pistola in mano voleva solo tirare un brutto scherzo al suo compagno d'infanzia.


Così, i giudici della corte di Appello di Napoli - terza sezione - hanno deciso di abbassare la pena per Antonio Zampella condannandolo a otto anni e quatto mesi di carcere. In primo grado, il tribunale di Santa Maria Capua Vetere lo aveva condannato a 19 anni e otto mesi di reclusione. Ora, sconterà la metà degli anni intascati in primo grado. Per Maria Bocconi e Gaetano Mongillo, i genitori di Marco, resta il rimborso per le spese legali, oltre all'amaro in bocca.
 
L'omicidio si verificò il 9 luglio del 2016: Marco Mongillo, pizzaiolo di 20 anni, fu trovato disteso su una poltrona di un appartamento del rione Santa Rosalia a Caserta con colpo di pistola conficcato in fronte. Marco venne ucciso «per puro gioco, durante una sorta di roulette russa», stando alla versione degli amici. Antonio Zampella che ha ottenuto lo sconto di pena, è stato difeso in Appello dai legali Mario Mangazzo, Michele Di Fraia e Giuseppe Foglia. Ai genitori di Marco, il giudice aveva anche concesso un risarcimento con una provvisionale di 50mila euro a testa. I genitori, però, faranno valere le loro istanze di risarcimento anche in sede civile. Resta per loro il vuoto della perdita di due figli, Marco e Vincenzo, quest'ultimo amico d'infanzia dei fratelli Zampella.

E Vincenzo qualche mese dopo il delitto si tolse la vita. Stando alla ricostruzione dei fatti, fu proprio lui a invitare Marco in casa Zampella in rione Santa Rosalia in qualità di cuoco. Era un giorno di festa il 9 luglio del 2016 perché a mezzanotte i quattro amici avrebbero festeggiato il compleanno di Vincenzo Mongillo. Antonio, però, aveva deciso di dare una svolta eccitante ai festeggiamenti in quell'appartamento al quarto piano del palazzo popolare a Caserta. Con Vincenzo era sceso per comprare dosi di droga.

I due tornarono invece con una pistola. L'omicidio di Marco venne consumato in quelle quattro mura, finendo per tratteggiare il classico delitto «della porta chiusa».


La verità, la dinamica esatta e la storia dell'assurda morte di Marco restano misteri custoditi in quella casa al quarto piano del Rione popolare. Dopo due anni e mezzo, la città di Caserta è ancora scossa e provata dal dolore. Marco era considerato un ragazzo che da solo era emerso dal rione santa Rosalia per tentare di vivere meglio la sua vita. Lavorando in pizzeria e amando la sua fidanzata, Lucia, era riuscito a farsi un nome. Ora, i genitori sono disperati. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino