«Non si ammazza una persona per cento euro». A parlare il giorno dopo l'omicidio di Nicola Sabatino da parte di un suo dipendente, è Virginia Lavinia Musco,...
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Era quasi l'alba quando l'assassino, 51 anni, ha fatto il suo ingresso in una cella della casa circondariale di Santa Maria Capua Vetere: «Ho fatto una stronzata, mi sono fatto prendere dalla rabbia», ha detto l'assassino. Il pm Antonio Barba della procura della repubblica presso il tribunale di Napoli Nord in Aversa ha sottoscritto per lui un fermo di indiziato di omicidio, anche se non ci sarebbero dubbi che sia stato lui, nel pomeriggio di sabato, ad uccidere il proprio datore di lavoro Nicola Sabatino, 55 anni, padroncino, che gestiva una piccola impresa di trasporto.
I poliziotti del commissariato di Aversa, per sottrarre l'omicida al linciaggio di diverse persone che si erano accalcate nei pressi dell'edificio, sono stati costretti ad utilizzare uno stratagemma, facendogli lasciare la scena del delitto a bordo di quella stessa ambulanza che era giunta sul posto per cercare di soccorrere la vittima che non è morta subito, ma solo dopo alcuni minuti dall'esplosione della rabbia cieca del proprio dipendente.
Ancora da chiarire la dinamica esatta di quello che, comunque, sembra essere un omicidio annunziato, considerato che i due, nonostante il rapporto di lavoro, litigavano continuamente, anche per motivi futili. Secondo una prima ricostruzione, potrebbe esserci stato l'ennesimo diverbio tra i due che vivevano sullo stesso pianerottolo. L'omicida potrebbe averlo affrontato chiedendogli il pagamento di cento euro che il datore di lavoro avrebbe, a suo dire, dovuto dargli per il lavoro svolto come autista. Cento euro in meno nella busta paga. Una lite di quelle che si verificavano spesso negli ultimi tempi per una serie di dissapori non solo dovuti al rapporto di lavoro che legava la vittima e il suo assassino, ma anche a quello di vicini di casa. Sabatino e Recchimursi si incrociano sulle scale del palazzo in cui abitano al primo piano di uno stabile in via Roma al civico 13 di Frignano. Il dipendente chiede al datore di lavoro perché, ancora una volta, mancano cento euro dalla sua busta paga. Nicola Sabatino cerca di evitarlo, di raggiungere casa sua, nonostante questi avesse in mano una piccola pistola, una calibro 22, illegalmente detenuta, sulla quale sono ora in corso indagini per cercare di stabilirne la provenienza. Probabilmente l'ira, il fatto di essere deriso gli fa perdere la ragione. Dall'arma partono cinque colpi, esplosi in rapida successione che raggiungono la vittima al capo e alle spalle. Cinque colpi esplosi con la rabbia di chi, con quel gesto intende porre fine ad una situazione che, stando ai racconti di quanto conoscono i due protagonisti, si trascina da tempo ed ogni giorno si arricchiva di nuovi episodi che contribuivano ad esacerbare sempre più i rapporti. Una scena che si sarebbe verificata alla presenza dei familiari dei due. Sia la vittima che il suo omicida, infatti, abitavano da qualche mese in quell'edificio, sullo stesso pianerottolo. E, forse, proprio questa estrema vicinanza, oltre al rapporto di lavoro, ha acuito ancora di più il rapporto tra il datore di lavoro e il suo dipendente.
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Il Mattino