Operai travolti dal tir. Il grido disperato di Filomena, suo figlio nascerà senza padre

CASERTA - Il dolore è racchiuso in un fazzoletto di poco più di un chilometro di stradine. Le case del lutto sono tutte vicine, tra lo stadio e i margini del...

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CASERTA - Il dolore è racchiuso in un fazzoletto di poco più di un chilometro di stradine. Le case del lutto sono tutte vicine, tra lo stadio e i margini del centro storico. Marcianise paga il più alto tributo di sangue nell’incidente di ieri lungo la Nola-Villa Literno. Di Marcianise era Antonio Di Maio, 58 anni, una delle due vittime investite dal tir in corsa, cognato del titolare dell’impresa che aveva ottenuto l’appalto Anas. Di Marcianise sono anche i due feriti della tragedia. Si tratta di Rinaldo Tartaglione e di Alessandro De Sivo, colleghi e quasi vicini di casa. Stanno bene e sono tornati subito a casa. Tartaglione ha rifiutato il ricovero, mentre De Sivo se l’è cavata con 6 giorni di prognosi. «Ho visto il mezzo venirci addosso e i miei compagni di lavoro fare un volo di alcuni metri», ha raccontato Tartaglione in ospedale, piangendo per gli amici che non ce l’hanno fatta. 


A un tiro di schioppo da Marcianise abitava anche la seconda vittima, Roberto Mottola, 36 anni. La sua casa è in via Cavour 10, territorio di Capodrise, ma proprio al confine. Roberto era sposato da sette anni con la sua Filomena. Hanno già un bimbo di tre anni, ma sua moglie è di nuovo incinta. Al quarto mese. Ora le sue urla strazianti arrivano fino in strada, mentre nel cortile dell’abitazione si affollano i parenti in lacrime. Famiglia affiatata e piena di dignità. Ma che adesso chiede giustizia. «Ci devono dire come è andata davvero, vogliamo la verità», dice papà Tobia, sorriso gentile, sguardo perso nel vuoto, sotto choc. Accanto a lui c’è Luigi, il fratello di Roberto, ultimo di quattro figli. Loro sono originari di Lusciano, nell’agro aversano. E poi c’è zio Gennaro, pieno di collera: «Lo abbiamo saputo dal telegiornale – sottolinea – solo nel pomeriggio sono venuti due agenti di polizia che ci hanno detto di andare all’ospedale di Napoli». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino