Cospirano, depistano, spiano. Mentono, adulano, tradiscono. O restano fedeli oltre ogni limite. Sono le donne che hanno contribuito a creare un mito del male. La fama di...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Da qualche settimana sono stati desecretati i verbali della «vera» storia della cattura del boss. E oggi il capoclan sarà protagonista dell’attesa fiction «Sotto copertura» dove Alessandro Preziosi vestirà i panni di Zagaria. La miniserie si propone il compito, arduo, di sviscerare quelle dinamiche ingarbugliate che portarono alla cattura dell’ex primula rossa. Le riprese, girate anche nel bunker di via Mascagni, furono seguite da vicino da Rosaria Massa (vedi la foto). Ma entrambe le donne hanno «ospitato» uno dei latitanti più ricercati della storia criminale d’Italia hanno dei segreti. Per ora, quelli della Aversano non sono più tali. «Fui avvicinata da tre poliziotti della Mobile di Napoli, tra loro c’era Oscar Vesevo, che si faceva chiamare Paolo». Vesevo è l’agente indagato per la sparizione della pen drive dal covo di Zagaria. «Raccontai loro che avevo ospitato il boss in via Colombo a Casapesenna. Mi dissero che se li aiutavo a prenderlo mi avrebbero dato 50mila euro». «Poi,- continua - mi presentarono Vittorio Pisani». «Lo incontrai in un bar vicino alla questura di Napoli e questi mi disse che effettivamente lo Stato era disposto a ricompensarmi con 50mila euro se avessi aiutato la polizia a catturare Zagaria». «Indirizzai subito gli agenti sugli Inquieto in quanto sapevo che il boss aveva stima di loro. Sospettavano che lo nascondessero perché Rosaria Massa, moglie di Inquieto, mi seguiva ogni volta che uscivo a fare la spesa e immaginai che aveva preso il mio posto nella custodia di Zagaria». «Dopo l’arresto del boss, incontrai Pisani a Frosinone dove mi consegnò due mazzette di banconote». Diecimila euro, dunque, per «vendere» il capoclan imprendibile. Altri 40mila furono dati a un uomo che indicò il bunker di via Mascagni. Ma per una donna che tradisce, c’è n’è un’altra che è fedele fino alla fine. E oltre. Poco più di un anno fa, Rosaria Massa cercò di ridimensionare la storia della pen drive di Zagaria. «C’erano solo foto di mia figlia», disse. Dai verbali desecretati si apprende che, dal carcere, Antonio Zagaria aveva dato ordine di far circolare una usb a forma di cuore, come quella scomparsa, con delle foto di vacanze. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino